Il Sigim aderisce al Manifesto di Venezia
Anche il Sigim aderisce al Manifesto di Venezia, che è stato lanciato nelle sale Apollinee del teatro “La Fenice” il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il manifesto delle giornaliste e dei giornalisti si impegna per il rispetto e la parità di genere nell’informazione e contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini e ha già raccolto oltre 700 adesioni. E’ stato ideato ed elaborato dalla Commissione Pari Opportunità della Federazione nazionale della stampa italiana, Sindacato giornalisti Veneto, dall’associazione Giulia Giornaliste e dal Cpo Usigrai.
Il manifesto si presenta come punto di partenza per sviluppare un percorso di presa di coscienza e di assunzione di responsabilità. I dieci punti ritenuti prioritari:
1)Inserire nella formazione deontologica obbligatoria quella sul linguaggio appropriato anche nei casi di violenza sulle donne e i minori.
2)Adottare un comportamento professionale consapevole per evitare stereotipi di genere e assicurare la massima attenzione alla terminologia, ai contenuti e alle immagini divulgate.
3)Adottare un linguaggio declinato al femminile per i ruoli professionali e le cariche istituzionali ricoperti dalle donne e riconoscerle nella loro dimensione professionale, sociale e culturale.
4)Attuare la “par condicio di genere” nei talk show e nei programmi di informazione, ampliando quanto già raccomandato dall’Agcom.
5)Utilizzare il termine “femminicidio” per i delitti compiuti sulle donne in quanto donne e superare la vecchia cultura della “sottovalutazione della Violenza”.
6)Sottrarsi a ogni tipo di strumentalizzazione per evitare che ci siano violenze di serie A e di serie B, in relazione a chi subisce e a chi esercita la violenza.
7)Illuminare tutti i casi di violenza, anche i più trascurati come quelli nei confronti di prostituite e transessuali, utilizzando il corretto linguaggio di genere.
8)Mettere in risalto le storie positive di donne che hanno avuto il coraggio di sottrarsi alla violenza e dare la parola anche a chi opera a loro sostegno.
9)Evitare ogni forma di sfruttamento ai fini “commerciali” della violenza sulle donne.
10)Nel più generale obbligo di un uso corretto e consapevole del linguaggio evitare a)espressioni che risultino irrispettose dell’identità e della dignità femminili b)termini fuorvianti come “amore”, “raptus”, “follia”, “gelosia”, “passione” associati a crimini dettati dalla volontà di possesso c)uso di immagini stereotipate che riducano la donna a mero oggetto sessuale d)di suggerire attenuanti e giustificazioni all’omicida, motivando la violenza con “perdita del lavoro”, “difficoltà economiche”’ “depressione”, “tradimento” e)raccontare il femminicidio sempre dal punto di vista del colpevole, partendo invece da chi subisce la violenza, nel rispetto della sua persona.
Per sottoscrivere il manifesto giornaliste e giornalisti possono aderire scrivendo a cpo.fnsi@gmail.com.