Quando fare il giornalista nelle Marche è difficile
IL 2016 DEL GCM, GRUPPO CRONISTI MARCHIGIANI
Le Marche sono una Regione tranquilla, da tanti punti di vista. Ma sono una regione in grande difficoltà a livello di giornalismo. Chiudono testate, sono a rischio altre, crescono gli abusivi e si sviluppano forme di giornalismo spesso incontrollabili, in cui tramite i social tutti si sentono giornalisti.
Il 2016 da questo punto di vista è stato l'anno dei ‘Non Giornalisti’. Tra precariato, crisi aziendali, esercizi abusivi di quanti si spacciano per giornalisti e Istituzioni che gettano discredito sulla categoria. Secondo l'Osservatorio Ossigeno che ogni anno monitora la situazione regione per regione facendo la conta di aggressioni fisiche, avvertimenti, danneggiamenti, denunce e azioni legali e ostacoli all'informazione le Marche hanno vissuto un anno migliore di quello precedente.
La percentuale dei colleghi minacciati passa dal'1,13% dello scorso anno allo 0,17%. Crescono però alcune forme di discredito della professionalità di chi è iscritto all’Ordine ed esercita il mestiere che ha come spina dorsale l’interesse pubblico. “I colleghi marchigiani? Con un livello di professionalità basso che più basso non si può". Così li ha descritti il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli (gennaio). Poi ci sono i ‘Non Giornalisti’, come nella logica dell'editore Azzurra Caltagirone e sono i circa 50 collaboratori delle edizioni marchigiane che per anni hanno riempito le pagine del Messaggero, messi alla porta alla chiusura delle edizioni locali (luglio) senza nemmeno accogliere la richiesta di un incontro tra le parti.
Difficile stupirsi quando poi un vero "non giornalista" ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del Corecom Marche mettendo nel curriculum di essere iscritto all’Ordine, cosa poi rivelatasi falsa durante il clamore mediatico causato da un suo tweet irriguardoso e indegno nei confronti di Tiziana Cantone, la ragazza suicida dopo che un suo video hard era divenuto virale sul web.
Poi ci sono stati i casi di giornalisti non accolti, come i colleghi che a febbraio dovevano partecipare al funerale di una madre e di suo figlio, nell'omicidio suicidio di Recanati. Ad attenderli l’ordinanza del sindaco Francesco Fiordomo (a sua volta giornalista) per impedire loro l'ingresso in cattedrale. Giornalisti che fanno il proprio lavoro ma si trovano indagati, come Elisabetta Rossi, per violazione del segreto istruttorio, favoreggiamento e istigazione alla rivelazione del segreto d'ufficio per aver scritto di un'indagine già avviata mesi prima con sequestri e perquisizioni già eseguite.
Infine, ci sono i giornalisti allontanati o minacciati mentre cercano di fare il proprio lavoro. Storie "minori", come la ignobile scritta sul muro dello stadio di Fermo apparsa a Natale, poi fatta cancellare dal sindaco Calcinaro, contro il collega del Corriere Adriatico Lorenzo Attorresi, che spesso non vengono denunciate per timore o perché ritenute di poca importanza dagli stessi colleghi ma che hanno come diretta conseguenza quella di allargare a macchia d'olio gli atteggiamenti vessatori e irriguardosi nei confronti della stampa. Una professione mai facile quella del giornalista, mai scontata e che se viene meno nella sua missione mette a repentaglio il sacrosanto diritto dei cittadini di sapere, di essere informati.
Come Gcm, Gruppo cronisti delle Marche per il cui impegno ringrazio i colleghi Roberto Fiaccarini e Marco Catalani, cercheremo di essere ancora più vicini ai colleghi nel 2017, sperando che loro trovino in noi, e nel Sindacato Giornalisti Marchigiani, l’angolo di supporto più che di rifugio per affrontare al meglio il lavoro.
Raffaele Vitali
Presidente Gcm Marche
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