Ddl editoria, tutte le novità
Il Pd ha presentato in commissione Cultura, alla Camera, il ddl editoria, si legge sul'Ansa. Una mossa per evitare che il 28 settembre in Aula fosse messa in votazione solo la proposta di legge M5S per l’abolizione dei finanziamenti all’editoria. Il testo del ddl, ispirato alla riorganizzazione avviata dal governo, prevede, tra l’altro, la revisione dei criteri per i contributi e norme per la distribuzione. Il governo, presente in commissione con il sottosegretario all’editoria Luca Lotti, ha preso atto della presentazione del ddl. Il movimento cinque stelle, lo scorso 15 settembre, aveva annunciato l’arrivo di un ddl per abolire del tutto i finanziamenti pubblici. “Nel 1935, al fine di integrare le imprese editoriali nell’ideologia del regime il fascismo istituzionalizzò l’ente nazionale cellulosa e carta, la cui attività tendeva essenzialmente allo sviluppo autarchico del mercato interno delle materie prime, mediante sovvenzioni volte ad integrare il prezzo della carta destinata alla produzione di giornali quotidiani” aveva scritto il deputato Giuseppe Brescia sul blog di Beppe Grillo. “L’ente è stato poi soppresso nel ’94 – continua il post – ma i soldi ai giornali sono continuati ad arrivare regolarmente e sempre in maggiore quantità. Pensate, solo tra il 2003 e il 2015 sono stati stanziati complessivamente circa 1,5 miliardi di euro in favore degli editori”. (primaonline.it)
- Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione; deleghe al governo per la revisione del sistema del sostegno pubblico all'editoria nonché per la ridefinizione dell'accesso ai prepensionamenti per i giornalisti e la razionalizzazione della composizione e delle attribuzioni del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti; immediata operatività rispetto all'emanazione dei decreti legislativi, di alcune disposizioni che anticipano aspetti della riforma relativi alla disciplina dei contributi. Sono i cardini della riforma dell'editoria prevista nella Pdl del Pd (prima firmataria Coscia) presentata alla Camera. Nel testo, che l'Adnkronos ha consultato e che ricalca la riforma sulla quale il governo ha lavorato in questi mesi, si spiega che l'obiettivo del provvedimento è quello di «ridefinire, in un quadro di regole coerente e semplificato, la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici attraverso la previsione di misure orientate a favorire la pluralità e l'indipendenza dell'informazione, l'innovazione dell'offerta informativa, in particolare nel campo digitale, il sostegno agli investimenti delle imprese editoriali e alla loro capacità di acquisire posizioni di mercato sostenibili nel tempo, il finanziamento di progetti innovativi nel campo dell'editoria presentati da imprese di nuova costituzione nonché misure a sostegno di processi di ristrutturazione e riorganizzazione delle imprese editoriali già costituite». Nel dettaglio, con l'articolo 1 è istituito, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, «il Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione» che ha durata quinquennale (dal 2016 al 2020). Il Fondo conta su «risorse statali destinate alle diverse forme di sostegno all'editoria quotidiana e periodica» sia di contribuzione diretta che del Fondo straordinario per il sostegno all'editoria. Questo perché «uno dei punti della riforma è infatti quello di rendere più efficace il sostegno pubblico all'editoria, garantendo la certezza delle risorse destinate al settore dell'editoria per un determinato arco temporale».
L'articolo 2 stabilisce che le risorse assegnate al Fondo siano annualmente ripartite con Dpcm o del sottosegretario delegato. Con l'articolo 3 viene esplicitato l'oggetto della delega e indicati principi e criteri direttivi della delega che, tra l'altro, ha come oggetto «oltre alla ridefinizione della disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici, la previsione di misure per il sostegno agli investimenti delle imprese editoriali, l'innovazione del sistema distributivo, il finanziamento di progetti innovativi nel campo dell'editoria presentati da imprese di nuova costituzione nonché misure a sostegno di processi di ristrutturazione e riorganizzazione delle imprese editoriali già costituite». Per quanto concerne la revisione della disciplina dei contributi, resta sostanzialmente confermato l'attuale impianto e, tra le altre cose, «è altresì previsto che siano ammesse al finanziamento le sole imprese editrici che, in possesso degli altri requisiti di legge, esercitino una attività informativa autonoma e indipendente, di carattere generale, che concorra a garantire il diritto dei cittadini ad essere informati da una pluralità di fonti al fine di esercitare in modo libero e consapevole i diritti civili e politici sanciti dalla Costituzione». Tra l'altro, viene indicato come ulteriore criterio di delega «l'esclusione dal finanziamento degli organi di informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali, dei periodici specialistici a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico e, comunque, di quelli che non contribuiscono in modo prevalente e significativo alla funzione informativa di carattere generale in materia politica, economica e sociale». Tra i vari criteri per i contributi, si prevede «l'introduzione del passaggio all'edizione in formato digitale della testata, anche eventualmente in parallelo con l'edizione in formato cartaceo, come condizione necessaria per ricevere i finanziamenti» e «una valorizzazione delle voci di costo legate alla trasformazione digitale dell'offerta e del modello imprenditoriale».
Sono, quindi, previsti incentivi a sostegno degli investimenti in innovazione digitale «anche attraverso la previsione di modalità volte a favorire investimenti strutturali in piattaforme digitali avanzate, comuni a più imprese editoriali, autonome e indipendenti». La riforma prevede poi una «progressiva liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali», per quel che riguarda le edicole. Tra gli altri criteri della delega, anche «la previsione di iniziative volte a promuovere la lettura dei quotidiani on line nelle scuole mediante agevolazioni e accordi con gli editori». Infine il governo viene delegato ad adottare misure di sostegno indiretto all'editoria con «incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari». Sempre l'articolo 3 si occupa di «rendere l'accesso ai prepensionamenti per i giornalisti più uniforme alla normativa generale in materia e a razionalizzare la composizione e le attribuzioni del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti» con decreti legislativi informati ad alcuni «principi e criteri» come la «ridefinizione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva» e la «razionalizzazione delle competenze del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e riduzione dell'attuale numero dei componenti fino ad un massimo di diciotto consiglieri». (Adnkronos)