Riforma Inpgi, incentivi per assunzioni
E' stata approvata ieri a Roma la riforma del Regolamento prestazioni dell'Inpgi. Il Cda ha varato la riforma a maggioranza con 9 voti a favori, 2 contrari e 1 astenuto. A favore si è espresso anche il rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri. La manovra (LEGGI il testo completo su http://www.inpgi.it/?q=node/1374) andrà in vigore dopo l'approvazione dei ministeri vigilanti (Economia e Lavoro).
Nella stessa seduta l'Inpgi ha approvato la proposta di spending review interna (con un taglio del 10% dei compensi per amministratori e sindaci) che dovrà ora essere votata dal Consiglio generale, competente per Statuto.
Il Cda ha inoltre votato un'altra decisiva delibera, anch'essa sottoposta all’approvazione dei ministeri vigilanti, per l'accesso delle aziende editoriali agli sgravi contributivi concessi dallo Stato per le assunzioni a tempo indeterminato: fino 8.000 euro all'anno per 3 anni. Agevolazioni robuste che, se ben sfruttate dagli editori, potrebbero far ripartire l'occupazione.
La perdita dei rapporti di lavoro giornalistici è infatti al 16% negli ultimi cinque anni (un dato di comparto 6 volte superiore a quello medio nazionale). Senza contare i costi del sempre più intenso ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2014 i giornalisti che hanno beneficiato del trattamento di disoccupazione sono stati 2.013, della CIGS 772 e dei contratti di solidarietà 2.858. Numeri mostruosi. Che richiedevano un intervento.
"La riforma inviata ai ministeri vigilanti - commenta il presidente dell'Inpgi, Andrea Camporese - arriva al termine di una profonda analisi da parte del Cda. L’ampiezza del ventaglio degli interventi, la distribuzione dei sacrifici, la forte garanzia di transizione attraverso le clausole di salvaguardia, il mantenimento di un sensibile vantaggio rispetto alle norme in essere nel sistema pubblico, testimoniano di uno sforzo evidente di garantire sostenibilità e adeguatezza".
L’Inpgi ha sostanzialmente recepito le osservazioni allegate al parere favorevole espresso dalla Giunta esecutiva della Fnsi e dalla Consulta della Ars, salvaguardando soprattutto i colleghi e le colleghe di aziende in crisi.
“In un quadro generale di necessaria e inevitabile revisione delle prestazioni – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – la manovra raggiunge l’obiettivo dell’equità, della sostenibilità e, soprattutto, della serietà e della responsabilità. Le misure riguardano infatti la categoria nel suo complesso: tutti sono chiamati a fare sacrifici per salvaguardare l’autonomia dell’ente previdenziale. Il contributo di solidarietà a carico delle pensioni in essere, contestato da una minoranza rumorosa di pensionati, alla fine si riduce in un prelievo progressivo di poche decine di euro, ma introduce un elemento di solidarietà intergenerazionale in favore del quale si sono espressi molti colleghi oggi in pensione".
"Sono state evitate le norme più afflittive previste nella prima bozza dell'Istituto - commenta il segretario del Sigim, Giovanni Rossi -. E questo è già un risultato, che arriva anche grazie al pressing delle Associazioni regionali di stampa che, senza logiche di schieramento, hanno fatto sentire forte e chiara la propria voce (vedi nota Sigim del 26 giugno) per dare alla Federazione il polso della periferia".
Particolare importanza riveste per il sindacato la previsione di criteri di gradualità e di progressività che eviterà il fenomeno degli esodati. Ispirate a principi di equità e sostenibilità sono poi le clausole di salvaguardia in favore di chi oggi è già uscito dalle redazioni e maturerà i requisiti per il trattamento pensionistico entro 24 mesi dalla partenza della riforma.
"La Fieg non era interessata a difendere i trattamenti di disoccupazione - dichiara Rossi -. Potendo li avrebbe probabilmente aboliti. La formula trovata rappresenta un compromesso più che decoroso".
"Non va dimenticato - continua Lorusso - che il regime garantito dall’Inpgi resterà di gran lunga più favorevole di quello previsto dal sistema generale. È poi significativo che, nella stessa riunione, sia stata approvata la richiesta di accesso agli sgravi contributivi concessi dallo Stato per le assunzioni a tempo indeterminato. Soltanto la ripresa dell’occupazione potrà infatti assicurare agli istituti della categoria una sostenibilità nel lungo periodo. Necessari, in tal senso, saranno interventi mirati sulle leggi di sistema per mettere al passo con i tempi l’intera categoria", auspica il Segretario generale dei giornalisti italiani.
La delibera previdenziale introduce interventi in materia di entrate contributive, con un aumento delle aliquote a carico di lavoratori attivi (nella misura dello 0,50 per cento) e delle aziende editoriali (0,53 per cento, oltre all’1 per cento a decorrere dal primo gennaio 2016, già previsto dalla manovra del 2011). Per gli attivi saranno riviste le aliquote di rivalutazione delle pensioni per la parte maturata successivamente all'approvazione della manovra.
L’età della pensione di vecchiaia degli uomini passa a 66 anni dal 2016. La stessa norma andrà a regime per le donne dal primo luglio 2020: è stato introdotto un meccanismo progressivo di innalzamento di un anno ogni diciotto mesi.
Una progressione di 18 mesi è prevista anche per l’aumento dell’età per l’accesso alla pensione di anzianità: dagli attuali 62 anni con 35 anni di contributi si passerà a 62 anni con 40 anni di contributi, che andrà a regime il primo gennaio 2022. Fino al 31 dicembre 2021 sarà possibile accedere alla pensione di anzianità con 40 anni di contributi a prescindere dall’età.
E' stato poi introdotto un meccanismo di flessibilità nell’accesso alla pensione anticipata. Dal 1° luglio 2017 i giornalisti potranno accedere alla pensione anticipata con almeno 62 anni d’età e 36 anni di contribuzione con l’applicazione della percentuale d’abbattimento del 5 per cento per ogni anno mancante al raggiungimento dei requisiti contributivi indicati nella tabella relativa alle pensioni d’anzianità ovvero, se più favorevoli, rispetto ai requisiti di età per la pensione di vecchiaia.
La delibera prevede anche un contributo di solidarietà, progressivo per scaglioni di reddito e con durata limitata a cinque anni, a carico delle pensioni in essere: si va da un minimo dello 0,5 per cento al 18 per cento per le pensioni superiori ai 195mila euro. Nessun contributo sarà dovuto dai pensionati con un assegno annuo fino a seimila euro lordi (l’equivalente della pensione sociale).
Ritoccata anche l’indennità di disoccupazione: sarà ridotta del 5 per cento mensile dal 181° al 450° giorno (dal settimo al quindicesimo mese) e del 50 per cento dal 451° al 720° giorno.
Chiude Camporese: "Un neo assunto, a parità di contribuzione con il sistema generale, riceverà un assegno di pensione superiore del 28 per cento, nonostante l’intervento varato. Un disoccupato, nonostante la limatura dell’assegno che costituisce la misura di gran lunga meno severa dell’intero impianto riformatore, riceverà una integrazione al reddito doppia rispetto al sistema generale. Il contributo straordinario e temporaneo richiesto ai pensionati, circa 20 euro netti al mese per una pensione di 60 mila euro lordi di pensione, si colloca in un contesto generale di sacrificio a sostegno del destino complessivo della categoria. Spiace la nota emessa da Fieg, nella quale pur apprezzando lo sforzo generale non si ritiene di esprimere un parere definitivo, in ogni caso è dovere dell’Istituto mantenere aperta la disponibilità al confronto in vista di ogni azione positiva a favore del sistema".
Il parere dei ministeri vigilanti alle delibere adottate dall'Inpgi arriverà con ogni probabilità dopo le ferie. I ministeri potranno mettere il loro sigillo o suggerire variazioni".
Ancona, 28 luglio 2015
LEGGI TUTTA LA MANOVRA SU http://www.inpgi.it/?q=node/1374