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12/06/2015 nazionali

LORUSSO: "SIAMO GIORNALISTI, NON PANDA. SERVE AZIONE RIFORMISTA SU INPGI E CONTRATTO"

Il Sigim comunica:

“In questa fase la nostra categoria deve produrre uno sforzo riformatore. La nostra capacità di autoriformarci, mettendoci definitivamente alle spalle un mondo che non c’è più, la misureremo presto: sull’Inpgi, sul contratto e più in generale nell’approccio alla professione. Le diseguaglianze sono la dimensione del tempo che viviamo: il nostro compito è rendere tutti gli attori del sistema non dico uguali, ma un po’ meno diseguali. I ricchi lo siano un po’ meno e i poveri lo siano un po’ meno: su questo si misurerà la nostra capacità di innovarci”.  

Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi è intervenuto all’assemblea di Fiuggi per un'azione profondamente unitaria e riformatrice del sindacato, chiudendo l’appuntamento che giornalisti di tutt'Italia e di tutti i media si sono dati per tornare protagonisti del cambiamento in un momento estremamente delicato e complesso della professione. Governare il cambiamento è l’obiettivo primario, un obiettivo che può essere raggiunto solo mettendo insieme le capacità di tutti e la volontà comune di rimettersi in gioco.

Il segretario si è soffermato sull’imminente riforma dell’Inpgi. “Le parole d’ordine devono essere equità, solidarietà e sostenibilità”. “La manovra – ha spiegato – deve rimettere in sesto i conti dell’Istituto di previdenza. Abbiamo il diritto di dare una prospettiva pensionistica ai colleghi giovani e a quanti sono ancora fuori dalla professione. Chi pensa di difendere il proprio orticello è qualcosa di diverso da noi. In questi mesi si confronteranno due visioni diverse del sistema. Quella di chi vuole occuparsi della professione e quella di chi difende la corporazione. Il confronto non sarà fra riformatori e conservatori – perché il conservatorismo ha sua dignità politica – ma fra riformismo e reazionarismo codino. Dobbiamo riprendere a parlare con i nostri colleghi, dire loro la verità. Negli anni passati abbiamo peccato di eccessivo fair play, lasciando che a prendere il sopravvento fossero i venditori di illusioni: è arrivato il momento di ribattere colpo su colpo. Non possiamo dare l’impressione che chi alza la voce sia dalla parte della ragione”.

Questo approccio, secondo Lorusso, deve guidare l’azione del sindacato a 360 gradi. A cominciare dal contratto. “Speriamo – ha detto – che si apra prima possibile la stagione contrattuale, che deve essere la stagione dell’innovazione. Non abbiamo scelta: fare operazioni di nostalgia, significa fare la fine di altre categorie che avevano altro peso e altra importanza in questo Paese. La struttura del nostro contratto è ritagliata sul giornale di carta così com’era organizzato negli anni ’80. Dobbiamo renderci conto di che cosa è oggi la professione e ragionare come questa professione si traduce in nuovi diritti, garanzie contrattuali, tutele e organizzazione del lavoro. Se non decliniamo noi le novità all’interno della professione, disegnando un nuovo apparato di regole, ci troveremo a fare cose diverse perché dovremo subirle senza alcuna forma di regolamentazione. Dobbiamo prendere atto della realtà e fissare l’obiettivo principale della stagione contrattuale. Mi piacerebbe chiedere aumenti rilevanti in busta paga e poi integrativi nelle singole aziende. Ammesso che fosse possibile, l’operazione avrebbe cortissimo respiro dal punto di vista dell’incidenza sugli istituti di categoria. Se non rimettiamo in moto il mercato del lavoro e la dinamica occupazionale qualsiasi operazione risulterà vana. Ripartiamo dai colleghi che non hanno tutele. Se non ripartiamo da loro siamo finiti noi. Per ripartire da loro dobbiamo anche mettere in discussione alcuni istituti contrattuali. Certo, non dipende solo da noi, ma anche dalla controparte, dalla sua capacità di innovare e rinnovare”.  Il segretario generale ha parlato anche del tavolo con il governo.

“Intanto – ha avvertito – vanno sbloccati al più presto gli sgravi per l’occupazione e i finanziamenti del fondo dell’editoria. Bisogna però parlare anche di riequilibrio del mercato pubblicitario, mettere mano alle leggi di sistema, come la 416 del 1981. Dovremo parlare di una nuova organizzazione professionale. Poi, però, tocca a noi. Abbiamo diritti e doveri. È singolare il silenzio di chi pontifica su tutto su questioni come etica, deontologia, libertà di stampa, dignità e decoro della professione. Questa operazione può farla soltanto un gruppo dirigente che abbia nelle riforme la propria stella polare. Non dobbiamo diventare dei panda, abbiamo funzione sociale rilevantissima, la sovranità popolare ha bisogno di un’informazione libera e autorevole per manifestarsi appieno. Qualità dell’informazione, capacità di leggere e spiegare i fenomeni. Il percorso è cominciato a Chianciano. Non diciamo né di avere in tasca ricetta della felicità né che ce la faremo. Però, vogliamo provarci. Il gruppo dirigente della Fnsi ha molta voglia di lavorare e lavora bene. Il confronto e l’ascolto hanno consentito di superare anche diffidenze reciproche del passato. Voglio ricordare una frase di papa Giovanni XXIII: ‘Quando incontri qualcuno, non chiedergli da dove viene, chiedigli dove vuole andare’. E allora, colleghi, andiamo”, ha esortato il segretario generale.

Ancona, 12 giugno 2015

 

 

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