L’ADEPP RICORRE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
NEL MIRINO SPENDING REVIEW E DOPPIA TASSAZIONE.
Chiesto incontro al premier.
Le Casse non possono essere considerate come parte della Pubblica Amministrazione perché non lo sono né per forma giuridica né per sostanza. Non costiamo un euro allo Stato in quanto privati, facciamo fronte ad una richiesta di welfare sempre più pressante a causa della crisi in atto facendo affidamento unicamente sulle nostre forze, ci viene chiesta la sostenibilità a 50 anni, e lo faremo, non capisco perché si continui ad inserirci in provvedimenti che riguardano solo la Pubblica Amministrazione alimentando, così, la confusione tra natura pubblica e natura privata degli Enti”.
Roma, 6 settembre 2012. L’assemblea dell’Adepp ha deciso all’unanimità di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per chiedere di deliberare sulla evidente inapplicabilità della spending review agli Enti di previdenza privatizzati.
“La spending review – spiega il presidente dell’Adepp, Andrea Camporese, incaricato dall’assemblea di rappresentare le Casse in sede europea – non solo è di difficile e dubbia applicabilità nel nostro sistema ma va contro il principio di autonomia stabilito con leggi dello Stato. Un principio ribadito anche lo scorso marzo, dopo le due sentenze del Tar, da un’ordinanza della Cassazione a Sezioni Unite, la quale, rifacendosi ad un pronunciamento della Corte Costituzionale, ribadisce il carattere pubblicistico dell’attività istituzionale di previdenza e assistenza svolta dagli Enti in quanto rimane pubblica la natura dei contributi previdenziali in denaro dovuti dagli iscritti alla Cassa, e l’altrettanto pacifica natura privatistica degli Enti in quanto il rapporto previdenziale è esclusivamente tra la Cassa e il proprio iscritto. Le Casse non possono essere considerate come parte della Pubblica Amministrazione perché non lo sono né per forma giuridica né per sostanza. Non costiamo un euro allo Stato in quanto privati, facciamo fronte ad una richiesta di welfare sempre più pressante a causa della crisi in atto facendo affidamento unicamente sulle nostre forze, ci viene chiesta la sostenibilità a 50 anni, e lo faremo, non capisco perché si continui ad inserirci in provvedimenti che riguardano solo la Pubblica Amministrazione alimentando, così, la confusione tra natura pubblica e natura privata degli Enti”.
“Come più volte ribadito – continua Camporese – sui costi di gestione rispondiamo ai nostri iscritti, per questo da tempo i 20 Enti aderenti all’Adepp hanno messo in campo politiche di risparmio che devono però essere finalizzate alla gestione dell’Ente stesso, anche attraverso opportune sinergie tra Enti. Siamo consapevoli della situazione drammatica in cui versa il nostro Paese, più volte abbiamo offerto il nostro aiuto e le nostre idee per rilanciarne la crescita, ma nel rispetto della nostra autonomia e natura”.
“E venendo al secondo punto del nostro ricorso alla Corte di Giustizia Europea – denuncia il presidente dell’Adepp – voglio sottolineare come l’Italia sia l’unico Paese dell’Unione a gravare gli Enti di previdenza privatizzati di un doppio balzello che tocca sia la pensione erogata sia i rendimenti dei patrimoni accantonati dagli Enti. Questo mentre nel resto dell’Europa si fanno scelte ben diverse . In Germania, ad esempio, i contributi versati sono esentasse. Nel nostro Paese, oltre alla doppia tassazione, si alza l’aliquota sulla tassazione delle rendite finanziarie al 20% che per noi si traduce in un maggior costo annuo stimato tra i 60 e i 70 milioni di euro. Una situazione insostenibile e che, anche alla luce delle ultime scelte legislative, ci costringe a rivolgerci alla Corte di Giustizia Europea”.
Il Presidente dell’Adepp, Andrea Camporese, su mandato dell’Assemblea, presenterà una richiesta di incontro al Presidente del Consiglio, Mario Monti, sui temi della crescita e dello sviluppo del Paese, a conferma di una disponibilità dei professionisti al bene collettivo, più volte dimostrata anche attraverso il massiccio acquisto dei titoli pubblici. “Una condivisione di responsabilità ed un chiarimento definitivo sul profilo dell’autonomia – conclude Camporese – rappresenta il viatico per una collaborazione reale a beneficio del Paese”.