Lo sciopero duro a Repubblica è il sintomo di un malessere della categoria
La Giunta Esecutiva della Federazione della stampa ha rilevato che la dura reazione sindacale della redazione di Repubblica, in sciopero contro l’intransigente indisponibilità dell’Editore a qualsiasi confronto, non è un episodio isolato, ma il sintomo più vistoso del malessere diffuso nel quale vivono i giornalisti nella gran parte delle redazioni dei giornali, periodici e quotidiani, delle agenzie di stampa, come dell’emittenza radiotelevisiva. La categoria giornalistica è stata privata del diritto alla contrattazione collettiva da una controparte che si ostina da oltre due anni a rifiutare il confronto, nonostante i richiami, gli appelli e gli inviti che le sono state rivolti dalle più alte cariche dello Stato, dal Governo, dalle forze politiche parlamentari, dalle organizzazioni sindacali e da esponenti del mondo della cultura e della società civile. Una decisione che rivela una strategia devastante con l’obiettivo di cancellare le tutele normative e previdenziali ed eliminare il contratto collettivo nazionale dal quadro delle norme che regolano i rapporti di lavoro. All’ostinato rifiuto di rinnovare il contratto nazionale gli editori italiani hanno affiancato l’altrettanto ostinato rifiuto di approvare quelle modifiche regolamentari senza le quali non è possibile garantire la solidità finanziaria dell’Istituto di Previdenza dei giornalisti (Inpgi). La Federazione della Stampa nei giorni scorsi ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Romano Prodi, e ai Ministri interessati per denunciare la gravità della situazione e per chiedere un intervento decisivo dell’esecutivo. Nonostante le dichiarazioni di solidarietà registrate in questi mesi e gli appelli ad una ripresa del confronto, purtroppo, non ci sono stati ancora da parte del Governo fatti concreti e le timide iniziative sul mercato del lavoro, sulla previdenza e sulle leggi di sistema non hanno prodotto al momento alcun risultato. L’unica risposta concreta che la politica ha dato alle richieste dei giornalisti è stata la decisione del Parlamento di inasprire nel disegno di legge sulle intercettazioni, con un emendamento del Governo, le sanzioni pecuniarie a carico dei giornalisti. In questa situazione di stallo e di fronte alla intollerabilità dell’atteggiamento editoriale e all’inerzia del Governo la Giunta Esecutiva della Federazione della Stampa sta valutando i tempi e le modalità delle iniziative di lotta e di mobilitazione della categoria per riaffermare il diritto alla rinnovazione contrattuale e alla tutela del suo presidio previdenziale.