Lavoro autonomo: 23 domande e 23 risposte da tenere a mente
Quali sono i tempi di pagamento? Come deve essere formulato un
contratto?
Giovanni Ruotolo, rappresentante dei giornalisti freelance
dell’Associazione Stampa Subalpina in seno alla Commissione per il lavoro
autonomo della Fnsi, ha raccolto tra i colleghi una serie di domande che ha
sottoposto all’avvocato Bruno Del Vecchio, legale della Fnsi. Ecco domande e
risposte "da tener sempre a mente".
1) Quali sono i tempi di
pagamento previsti per i contratti di collaborazione, laddove non sono
specificatamente indicati nel contratto?
Nei rapporti autonomi, come la
collaborazione coordinata e continuativa, i tempi di pagamento sono
stabiliti in accordo tra le parti. Se non vi è l’accordo, si può chiedere
l’applicazione del Dlgs. n. 249 del 2002, che prevede, trascorsi 30 giorni,
il diritto alla corresponsione di interessi.
2) Quali sono gli
strumenti a disposizione se l’editore non vuole farmi fare nessun
contratto?
Non esiste, nel nostro ordinamento, un generale obbligo a
stipulare contratti.
3) Che cosa ci deve essere in un
contratto di collaborazione perché sia fatto secondo le regole?
Non è
possibile dare una risposta di carattere generale; ogni contratto, per
essere realmente efficace e strumento chiaro di tutela, deve essere redatto
secondo la particolare fattispecie di interesse.
4) Mi hanno
proposto un contratto di collaborazione in cui io figuro come co-fondatore
di una testata. Invece di essere pagato mi darebbero (sempre che vada tutto
bene) una quota della società: se le cose non vanno bene o me ne vado prima
non ho diritto a nulla, mentre intanto ho solo obblighi. È regolare questa
forma?
Assolutamente no. Se uno lavora, ha diritto alla retribuzione (o
al compenso, se lavoratore autonomo).
5) Un editore mi ha
proposto un contratto a progetto, è accettabile se non c’è nessun progetto e
devo lavorare tutte le settimane? Ad altri colleghi ha proposto un contratto
di collaborazione occasionale, ma si può fare per i giornalisti?
Il
contratto progetto non può essere stipulato con lavoratori iscritti ad un
albo professionale, come i giornalisti (art. 61 Dlgs. 276/2003). Il
contratto di collaborazione occasionale si stipulare anche con i
giornalisti.
6) Ho sentito parlare di mini co.co.co, anche qui si parla
di massimo di 30 giorni o 5000 euro l’anno…ma allora che differenza c’è con
l’occasionale?
I contratti di collaborazione occasionale devono prevedere
un compenso massimo di 5.000 euro nell’anno solare (art. 70 Dlgs. 276/2003)
(E’ stato abrogato il limite dei trenta giorni) Credo (perchè non ho mai
sentito la dizione), che i mini cococo siano proprio questi.
7) Ho
collaborato per circa un anno per un giornale come cronista di nera e
giudiziaria, ma avevo un contratto di collaborazione occasionale. Era
regolare o potevo chiedere qualcos’altro?
Non si può rispondere
perchè dipende dalle modalità di esecuzione del rapporto. Se lo stesso, nei
fatti, era subordinato, il contratto di collaborazione non era da
considerarsi legittimo.
8) Da mesi ho cominciato a collaborare con una
testata, ma ancora non ho visto alcun contratto o lettera di incarico. Cosa
devo fare?
Se il lavoro, nei fatti, è subordinato, vi è il diritto di
azionare un giudizio per il riconoscimento di ciò, con ogni conseguenza
relativa (retribuzione, contributi, ecc.). Se il lavoro è realmente autonomo, non vi sono mezzi per obbligare il committente a stipulare un
contratto.
9) Nei giorni scorsi la Corte di appello di Brescia, con la
sentenza n. 70/2011 ha obbligato un’azienda a convertire un contratto di
lavoro a progetto in rapporto subordinato perché al di là della
certificazione, il lavoro era svolto in forma subordinata. Come facciamo ad
usare questa sentenza? Mi pare che non importa come si chiama il rapporto di
lavoro nominalmente, se di fatto è subordinato, allora deve essere
riconosciuto come tale… e che cos’è la certificazione? È
obbligatoria?
La subordinazione si può sempre accertare, a prescindere
dalla forme dei contratti di lavoro scritti dalle parte. Al fine di ridurre
il contenzioso in materia di lavoro, la legge Biagi ha introdotto l’istituto
della certificazione, da ultimo modificato dal cosiddetto Collegato lavoro. Le parti possono ora ottenere la certificazione di tutti i contratti in cui
sia dedotta una prestazione di lavoro secondo una particolare procedura. La
certificazione, entro certi limiti, vincola il Giudice sia nella
qualificazione del contratto di lavoro, sia nell’interpretazione delle relative clausole.
10) Un giornale mi offre una co.co.co. ma vogliono
l’esclusiva. Possono farlo? E allora quanto dovrebbero pagarmi se posso
lavorare solo per loro?
Il cococo è un contratto autonomo ed in esso
possono essere inserite tutte le clausole volute dalle parti. E’ evidente
che se, nei fatti, vi è la subordinazione, l’obbligo di esclusiva in esso inserito è un ulteriore indice della medesima.
11) Ho fatto un
periodo di prova di due settimane per un’agenzia, poi non mi hanno preso,
per quei giorni di lavoro non mi devono nulla?
Anche il periodo di prova
è retribuito (se il lavoro è subordinato) o compensato (se il lavoro è autonomo.
12) L’editore può ridurmi unilateralmente i compensi? E
allora a cosa serve l’accordo firmato? Posso fare causa?
I compensi,
una volta scritti nel contratto di collaborazione, non possono essere unilateralmente ridotti. Se ciò avviene si può azionare un
giudizio.
13) Un giornale mi ha proposto un contratto di
collaborazione, ma non capisco bene tutto, devono darmene una copia perché
la possa fare vedere alla mia associazione di stampa?
Tutti hanno
diritto ad avere, prima della firma, una copia di qualsiasi
contratto.
14) Un’azienda mi propone un contratto ma pretende una
lettera di dimissioni in bianco. Come posso difendermi? Se accetto, come
faccio a dimostrare che ho subito un’imposizione?
E’ questo un grave
mal costume. Consiglio di non accettare mai questa imposizione, anche perchè
è poi quasi impossibile la relativa dimostrazione in
giudizio.
15) Da mesi non ricevo più il compenso, nonostante
le mie continue richieste, cosa devo fare per farmi pagare?
Se il
lavoro è subordinato, si può agire con la richiesta di un decreto
ingiuntivo. Se il lavoro è svolto in regime di collaborazione coordinata e
continuativa, si può ugualmente richieder un decreto ingiuntivo, ma solo se
vi è la prova scritta delle prestazione effettuate e dell’importo (generalmente scritto sul contratto) che non è stato pagato.
16)
Quando un sito deve essere registrato come testata giornalistica?
Quando
pubblica informazioni di natura giornalistica (attualità, politica, cronaca,
ecc.).
17) Il direttore di una testata giornalistica online può esser
accusato di “omesso controllo”?
Sì.
18) Quando un sito copia
ed incolla contenuto di un altro sito qual è l’azione da
intraprendere?
In genere, contro il sito che ha copiato, è possibile
chiedere giudizialmente la cancellazione di ciò che è stato “copiato” e
l’eventuale risarcimento del danno.
19) Quando una testata
giornalistica on line pubblica contenuti di un altro sito o testata giornalistica on line a cosa va incontro? Quando un giornalista scrive su un
sito che non è testata giornalistica a cosa va incontro?
Vedi risposta
precedente. Un giornalista può scrivere dove vuole.
20) La diffamazione a
mezzo stampa su una testata giornalistica è un’aggravante?
La
diffamazione a mezzo stampa è una fattispecie autonoma di reato e prescinde
dall’esistenza di una testata registrata.
21) Quali sono i tempi
di rettifica di una testata giornalistica online?
I medesimi della carta
stampata. Due giorni dalla richiesta di rettifica.
22) Quando una testata
giornalistica online deve iscriversi al Roc? Le testate giornalistiche
online possono accedere ai contributi per l’editoria?
I soggetti che
pubblicano in modalità elettronica testate giornalistiche, sono obbligati ad iscriversi al Roc. L’iscrizione è condizione per l’inizio delle
pubblicazioni (art. 5, comma 6, Regolamento Agcom ed art. 16, legge n.
62/2001) e per ottenere eventuali contributi per l’editoria.
23)
Un giornalista può scrivere gratis per una testata giornalistica?
Sì.
Ognuno è libero di scrivere gratuitamente. Ma se il rapporto è subordinato,
la volontà del giornalista di non percepire la retribuzione (ipotesi che si
può considerare remota), può ripensarci e chiedere la retribuzione (art. 36
della Costituzione). Attenzione, gli istituti previdenziali, anche se il
giornalista non vuole la retribuzione, hanno sempre il diritto di chiedere i
contributi.