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06/04/2007 regionali

De Liberato al Congresso Ussi

Sono certo che Giorgio Tosatti mi perdonerà e mi appoggerà, nello stesso tempo, se rubo poche righe dal suo intervento svolto al 34mo Congresso dell’Ussi a Saint Vincent. Sapete quanto devo, per quanto riguarda l’Ussi, a Giorgio Tosatti. Impegnato già sul fronte Fnsi, Tosatti mi volle nel comitato sindacale del nostro Gruppo. E da quel giorno, il sottoscritto, con merito o senza merito, ha cercato con onestà, etica, deontologia professionale , di battersi per la difesa dei giornalisti sportivi. Io, se mi permettete, in tanti anni di inviato sportivo, ho conosciuto tante soddisfazioni professionali ma anche tante e tante amarezze sul piano strettamente legato ad anni di precariato che ho vissuto con grande fatica ma anche con grande orgoglio.

Eccomi allora, dopo questa personale premessa, a ricordare appunto una frase di Giorgio Tosatti :” L’Ussi deve diventare soprattutto il mezzo per affrontare i problemi della nostra professione ed elaborare proposte per risolverli, sia quelli specifici, quelli relativi alla nostra specializzazione, sia quelli generali di categoria”. E la risposta qual è? Cosa è l’Ussi dopo tanti anni? Cosa ha fatto l’Ussi per la categoria? Siamo ancora rinchiusi in un recinto, come si denunciava sino a qualche anno fa o siamo finalmente degni e liberi di rappresentare, al pari di altri gruppi di specializzazioni il nostro lavoro e la nostra professione? Forse qualcuno , tanto per buttare il bambino con l’acqua sporca, non avrebbe nessun dubbio: l’Ussi non ha fatto nulla. Qualche altro, invece, ignorando tra l’altro l’esistenza e le finalità del Gruppo potrebbe rispondere: c’è o non c’è è la stessa cosa. Ma chi ci ha lavorato, chi sa quali passi in avanti, quali successi, quali riconoscimenti sono andati all’Ussi, credo debba avere la forza e la coscienza di non scordarli.

Potrei stare qui a rifare la storia degli ultimi 25 anni di Ussi. Potrei sottolineare quante belle affermazioni sono arrivate sonoi giunte alla nostra unione da esponenti del mondo sportivo; dai presidenti del Coni, ai presidenti di Figc e Lega. E poi, tanti e tanti complimenti e riconoscimenti da enti e personalità politiche. Non ne abbiamo fatto mai un vanto, una ragione di vita o di lavoro. Abbiamo invece cercato quel consenso pieno che ci mancava, anzi, che ci è sempre mancato e non soltanto per colpa nostra. Ci mancava il consenso della Federazione della Stampa, ovvero della mamma e papà del nostro Gruppo di specializzazione. Ci mancava il consenso pieno e incondizionato dei colleghi giornalisti impegnati per la politica, per l’economia, per la cultura ed arte.

L’Ussi ha lavorato per essere accettato a pieno titolo e senza alcuna riserva, in tutte le sedi istituzionali della nostra categoria. Ci siamo offesi quando eravamo considerati giornalisti di serie B, ci siamo offesi quando eravamo considerati giornalisti privilegiati ( chissà come per quale motivo). Ci siamo battuti in maniera decisa, convincendo, minacciando,spiegando, pretendendo il massimo rispetto e la massima comprensione per una categoria che ha dato e sta dando molto all’editoria nazionale. Non ci sono solo quattro giornali sportivi in Italia. Ci sono tanti e tanti giornali sportivi. Forse ogni giornale può vantare una foliazione di carattere sportivo sicuramente superiore a qualsiasi altra branchia informativa. Ci sono quindi tanti e tanti giornalisti sportivi.

Non giornalisti, dunque, sprovveduti in un mondo di sprovveduti. Ma giornalisti sfruttati, si, proprio sfruttati più di tutti gli altri. Un precariato che raggiunge nel mondo dell’informazione percentuali davvero preoccupanti. Due euro a pezzo pagato la domenica rappresentano una delle più grandi vergogne dell’editoria nazionale. Stampa sportiva criminalizzata da tempo ma capace di dire ad alta voce che :” per la stampa sportiva la sua libertà non è solo di linguaggio e di critica ma è di sostanza”.

Quella libertà di critica e di sostanza, aggiungo, che le vicende legate a Calciopoli hanno solo timidamente intaccato, nonostante tutto.. E quel nonostante tutto è riferito a quanti hanno in tutti i modi e con tutti i mezzi tentato di respingere nelle retrovie quella fiducia che i giornalisti sportivi erano riusciti a conquistarsi negli ultimi tempi. Un assedio alla stampa sportiva. Un cumulo di menzogne e di attacchi menzogneri. Pensate soltanto al “sorteggio” degli arbitri. Un fuoco incrociato contro i giornalisti sportivi e contro quella Ussi che i giornalisti rappresentavano. Sventagliate di mitra nel mucchio. A sparare anche direttori di giornali. A sparare anche colleghi, persino colleghi che avevano partecipato al sorteggio. Ignobili confessioni per tenere su sprezzanti giudizi sul giornalismo sportivo.

Una deflagrazione mediatica che ha procurato danni alla categoria ma che non ha trovato, proprio nei dei giornalisti sportivi il necessario impulso e la indispensabile determinazione per respingere le accuse. Non ho visto , sentito o letto motivi di unitarietà nella difesa dei giornalisti sportivi. Non una difesa corporativa a occhi chiusi, ma una difesa sulla sostanza, sulle cose e sull’appartenenza di un gruppo di specializzazione che non aveva nulla da rimproverarsi. Non siamo riusciti nell’intento di svolgere il nostro compito. Sono mancate le modalità giuste per respingere con prepotenza tutte le illazioni, le accuse.

Sono mancate le forze necessarie anche al nostro interno. In tanti, anzi in troppi, sono rimasti alla finestra in attesa degli eventi. Non abbiamo tentato di difendere tutti. Abbiamo tentato di difendere i giornalisti sportivi ma soprattutto abbiamo tentato di non far distruggere quanto in questi ultimi anni l’Ussi ha raccolto sul piano etico, deontologico e sindacale. E questo stesso impegno, mi auguro venga svolto in tutte le occasioni che vedranno il giornalismo sportivo ingiustamente bersaglio da giustizialismi. Con la speranza che non debba essere rinnovato l’impegno dell’Ussi a costituirsi parte civile nei confronti di chi eventualmente ha coinvolto la nostra organizzazione in comportamenti delittuosi.

Mi riferisco ovviamente ad eventuali decisioni che dovessero scaturite dall’inchiesta giudiziaria in corso al Tribunale di Napoli. Ussi dunque con le mani in tasca? Assolutamente no. Confondere i problemi interni con i problemi legati a Calciopoli è esercizio ingiusto e da una immagine falsa della situazione. E’ innegabile che le vicende di Calciopoli hanno messo a dura prova la tenuta della nostra organizzazione ma, soprattutto, hanno fatto esplodere la scarsa collegialità nel gruppo dirigente.

Per quanto mi riguarda, non credo di dovermi ripetere con l’intervento in Consiglio Direttivo del 18 dicembre a Roma. Mi sono sempre assunto la mia responsabilità in tutte le mie azioni comportamentali ma respingo , anche in questa occasione al mittente, chi intende strumentalizzare quanto ho manifestato avendo come obiettivo il solo scopo di difendere l’Ussi e i suoi associati. Perché è fuori dubbio che i giornalisti sportivi sono e continueranno ad essere al centro di atteggiamenti incredibilmente vessatori da parte di chi lo considera scomodo e da eliminare. Non c’è giorno, non c’è domenica, che non si debba riscontrare un atteggiamento ostile nei nostri confronti. Alla benché minima critica subito scatta il silenzio stampa. Alla benché minima critica si nega l’accredito al giornalista non gradito.

Guardate l’ultimo caso, quello di Ascoli Piceno dove sono stati ritirati due accrediti ai giornalisti di un quotidiano. La società ha addirittura chiesto la loro sostituzione per poter restituire al giornale gli accrediti. Atteggiamento grave, sottovalutato nei suoi effetti a seguito della impossibilità per il giornalista di assistere alla partita pagando il biglietto quando lo stadio è in regime di disponibilità soltanto per gli abbonati. Accredito negato vuol dire impedire ad un giornalista di svolgere la propria professione. Eccoci allora a riproporre con fermezza, con decisione, quale valore dare anche alla Tessera Stampa Coni. Eccoci a chiedere al Coni che si faccia finalmente chiarezza sui comportamenti di alcune società che non attribuiscono alcun riconoscimento ad una tessera che forse dovremmo cominciare a rifiutare con le dovute motivazioni, o che ci faranno rifiutare quando essa non avrà più nessun valore in uno stadio privatizzato.

E i giornalisti picchiati; mandati all’ospedale; intimiditi, minacciati da tifoserie sempre più violente? Di fronte a questi problemi, a queste incertezze, c’è ancora da chiedersi: ma l’Ussi cosa fa? Fa quello che vogliamo noi. Fa quello che fa o non fa il suo gruppo dirigente. E cosa deve fare l’Ussi ? Risposta facile. Deve fare quello per il quale è stato costituito, nel nome e nel segno di un Gruppo di specializzazione che è e rimane un organismo sindacale. Un organismo che accetta l’unitarietà della Fnsi ma che non rinuncia a svolgere quel ruolo di stimolo proprio nei confronti della Federazione unitaria. Al Congresso di Saint Vincent, quello però di quattro anni fa della Fnsi, l’Ussi è riuscita a ricavarsi all’interno della federazione un posticino di tutto rispetto e prestigio Non siamo una banda di scalcagnati come qualcuno vuol, far credere. A Saint Vincent il documento dell’Ussi ha trovato decine e decine di firme e nelle decine e decine non mancano quelle di tutti i massimi dirigenti della Fnsi. Un ritorno a pieno titolo dell’Ussi nel sindacato vuol dire l’abbandono definitivo a quelle frasi fatte nei confronti dei giornalisti sportivi provenienti finanche dall’interno del nostro sindacato. Ci siamo ricavati spazi nei comitati di redazione; ci siamo accreditati agli stati generali della categoria ricevendo apprezzamenti sinceri. Dobbiamo e possiamo pretendere di più. L’Ussi è una forza attiva che non può e non deve essere considerata a rimorchio. La Fnsi sa che l’Ussi traina anche le iscrizioni al sindacato. L’importante è credere nelle proprie capacità. L’importante è rifiutare tutte le strumentalizzazioni. Siamo nel pieno di un attacco concentrico a tutta la categoria. Gli editori, i politici ci vogliono eliminare. Vogliono eliminare la nostra categoria abolendo l’Ordine e mettendo in crisi il nostro Istituto di previdenza e le nostre altre organizzazioni di categoria. Gli editori vogliono le mani libere per metterci completamente in fuorigioco. Agli editori, si accompagnano gli atteggiamenti incomprensibili di quegli enti che dovrebbero essere più vicini a noi. Il Coni, la Lega Calcio e la Figc non possono ignorare le difficoltà per l’esercizio della nostra professione. E’ giunto il momento, con molta serietà, di mettersi tutti assieme attorno ad un tavolo per affrontare, discutere e risolvere i problemi. Ognuno per la propria parte di competenza. Senza reticenze, senza ammiccamenti, senza giochi, mi si passi il termine, di interessi corporativi, personali o di gruppo. Coni, Lega e Figc devono sapere che i giornalisti sportivi non sono soddisfatti di come vanno le cose. E’ giunto il momento di alzare i toni. Da questo Congresso straordinario non mi attendo come socio semplicemente il puro e semplice ricambio dirigenziale. Mi attendo che la voce dell’Ussi giunga a destinazione senza affievolimenti. Forse non ci si rende conto che la categoria è minacciata da uno tsunami che potrebbe spazzarla via in pochi istanti. Pessimismo il mio. Credo proprio di no. Eccoci allora a rinnovare l’invito a guardarci attorno con molta attenzione. Senza reticenze, senza falsi scopi, senza manovre che non fanno onore alla categoria. Bisogna ritrovare la volontà di essere i portabandiera di una etica e deontologia professionale che devono avere il sopravvento su tutto e su tutti. Mi indigno, e lo dico con tutta franchezza, contro chi ( per fortuna pochi anzi pochissimi) considera una megalomania la mia battaglia per il rispetto delle regole che governano la nostra professione. Senza il rispetto delle regole, degli statuti, dei regolamenti non c’è avvenire. Più passa il tempo e più mi convinco che non occorrono tanti codici di comportamento, tante carte di diritti e doveri. I nostri diritti e doveri sono già scritti nella legge e nei codici che abbiamo voluto darci. Sono li, ad aspettare che vengano rispettati. Solo il rispetto dell’etica e della deontologia professionale potrà consentire alla categoria dei giornalisti, e in questo caso dei giornalisti sportivi, di riappropriarsi dei valori legati alla professione e del rispetto della gente alla quale viene indirizzata l’informazione. Questo, secondo me, deve essere il primo impegno dell’Ussi. Ai colleghi di viaggio in tanti anni di battaglie in seno all’Ussi va il mio saluto e il mio ringraziamento. E di amici all’Ussi ne ho avuti tanti. E li ringrazio davvero tutti. La mia bella avventura è finita.

DARIO DE LIBERATO

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