Milleproroghe-Collegato Lavoro: salvata dal Senato la proroga dei termini per i ricorsi. Ora una legge per il precariato
Il Governo ha dovuto ripiegare. Il suo tentativo di bloccare l’emendamento per i precari sul “Milleproroghe” approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato non ha avuto successo. Ha prevalso, per una volta, la ragionevolezza e l’Esecutivo ha dovuto prendere atto della volontà parlamentare scaturita da intensa attività di protesta prima e di sollecitazione poi proveniente da diverse parti sociali (in campo anche la Fnsi), nonché delle prime pronunce della magistratura del lavoro che aveva sollevato questioni di costituzionalità sulla legge che fissava i termini dei ricorsi al 23 gennaio scorso (e comunque di 60 giorni dall’ultimo rapporto di lavoro) per rivendicare diritti pregressi. Un primo atto di giustizia che, per una volta, prevale sugli interessi di immagine politica per la quale c’era stato il tentativo di silurare l’emendamento.” Questo il commento del segretario della Fnsi, Franco Siddi, dopo il voto del Senato sul cosiddetto “Milleproroghe”.
La norma sul lavoro inserita nel provvedimento approvato dall’aula di Palazzo Madama riapre, prorogandoli di un anno, dal 23 gennaio scorso, i termini per l’impugnazione dei licenziamenti o per far valere diritti acquisiti da parte di lavoratori assunti con contratti a termine. Il voto su un testo considerato blindato dal Governo, che ha annunciato di puntare a un’approvazione definitiva senza modifiche dalla Camera, appare rassicurante. La Fnsi terrà, tuttavia, alta l’attenzione e continuerà a sollecitare il varo di misure organiche per far emergere il precariato, attuare piani di stabilizzazione e introdurre una legge moderna ed efficace sul giusto compenso per le collaborazioni autonome, come il segretario e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale, hanno detto giovedì scorso al presidente del Senato Renato Schifani che aveva mostrato alta sensibilità alle questioni proposte, anche alla luce degli esiti del congresso della Stampa italiana di Bergamo.
Nel frattempo, tuttavia, è credibile che sul termine del 23 gennaio si pronunci anche la Corte Costituzionale, alla quale il giudice del lavoro ha rinviato la norma sulla retroattività e sulla scadenza dei termini per i ricorsi, ritenendone fondata l’incostituzionalità. I giornalisti, come gli altri lavoratori precari, ritengono che la norma del collegato lavoro ora in via di “congelamento” sia un rischio e un danno per la loro aspettativa di stabilità nel lavoro. Di conseguenza finché l’emendamento del “Milleproroghe” non sarà definitivamente approvato anche dalla Camera, o fino a pronuncia della Corte Costituzionale, tutti gli interessati faranno bene a valutare, con l’assistenza legale, l’opportunità di impugnare i licenziamenti o rivendicare i diritti maturati entro i 60 giorni dalla scadenza dell’ultimo contratto.
Fino alle novità definitive resta, purtroppo, in vigore la famigerata norma del collegato lavoro che ha già aperto tanti dilemmi drammatici per molti giornalisti titolari di contratti a termine che invece dovevano essere a tempo indeterminato, costretti a scegliere tra l’attesa di un contratto o un ricorso che temporaneamente può esporli a ricatti aziendali con mancati rinnovi.
La Fnsi continuerà a sostenere fino in fondo ogni iniziativa utile per cambiare nitidamente questa legge, a suo giudizio, lesiva dei diritti legittimi dei lavoratori.