Il Sigim protesta con il Corecom: gravi vizi nel bando per due co.co.co. La selezione va sospesa
Prot. n° 1152
Raccomandata a mano anticipata via e-mail e via fax
Al Presidente del CORECOM MARCHE
Marco Moruzzi
e p.c.
Ai Soci SIGIM
e p.c.
Al Presidente dell’Ordine Giornalisti delle Marche
Giannetto Rossetti
e p.c.
Al Fiduciario Inpgi Marche
Vincenzo Varagona
Oggetto: bando Corecom per n° 2 incarichi di collaborazione coordinata e continuativa per la realizzazione di un progetto relativo all’attività del Corecom presso la struttura Autorità indipendenti e di garanzia dell’Assemblea legislativa delle Marche
Gentile Presidente,
mercoledì 6 maggio sono stato informato dell’esistenza del bando in oggetto. Dopo averlo attentamente esaminato – sottoponendolo anche al vaglio del nostro ufficio legale –, mi vedo costretto a rilevare le significative incongruenze che inficiano irrimediabilmente la trasparenza e il valore di una iniziativa certamente ambiziosa.
Appare innanzitutto incongrua la definizione degli incarichi in conferimento. Infatti, il prerequisito dell’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti fa pensare a un lavoro di natura prettamente giornalistica, ma l’immediata contraddizione è che i contributi previdenziali sono previsti a favore dell’Inps (e non dell’Inpgi).
Non si tratta di un dettaglio, anzi: la natura dell’impegno professionale deve trovare automatica conferma nella gestione della posizione retributiva e previdenziale, e già da questa evidente discrepanza deriva una seria anomalia, certamente destinata a destare l’attenzione degli organismi ispettivi dell’Inpgi, sia che si tratti di lavoro giornalistico autonomo sia che si tratti – come a noi pare – di lavoro giornalistico dipendente.
L’interpretazione alternativa – qui fatta a titolo puramente di scuola – che il bando non configuri lavoro giornalistico, si scontra infatti con l’esplicita previsione che alla selezione possano partecipare sia giornalisti professionisti sia giornalisti pubblicisti. Come l’Autorità garante dovrebbe certamente sapere, solo ai giornalisti pubblicisti non è fatto divieto di svolgere altre attività lavorative, essendo invece i giornalisti professionisti vincolati all’esclusività professionale. E’ anche questa una prova che il lavoro posto in selezione è giornalistico.
Se invece si trattasse di due differenti lavori, non giornalistico e giornalistico, affiancati nello stesso progetto, è allora di tutta evidenza che la vostra Autorità di garanzia sarebbe dovuta ricorrere alla formulazione di due bandi selettivi distinti.
La previsione di un orario di lavoro di 36 ore illustra comunque con chiarezza che il rapporto di lavoro in oggetto è in realtà dipendente, non avendo i lavoratori co.co.co. vincolo di orario, se non al prezzo di ricadere in una evidente subordinazione.
Il nostro parere, supportato da un’analisi dell’avvocato Rodolfo Ventura (amministrativista presso il foro di Milano), è che in realtà qui ci si trovi davanti a un lavoro giornalistico a tutti gli effetti, di tipo subordinato. Infatti, i compiti assegnati richiedono la redazione di un giornalino destinato ai ragazzi, un progetto televisivo per bambini, il rispetto di orari legati alla produzione, tutte attività di informazione giornalistica inquadrate in una dinamica redazionale assai precisa, multimediale e di ufficio stampa, competenze che lo stesso bando (nell’allegato A) definisce – bontà sua – espressamente giornalistiche.
Va da sé, dunque, già solo a una prima analisi che la disciplina concorsuale proposta dal Corecom, “deve” – ai fini della sua legittimità – adeguare il rapporto di lavoro in oggetto alle norme previste dal nostro ordinamento per il lavoro giornalistico, sia in merito al tipo di contratto (lavoro subordinato full time) sia naturalmente in relazione alla contribuzione di categoria (Inpgi).
Ma altri evidenti difetti caratterizzano il bando, specie per il tipo di ente che lo ha emesso, un’Autorità di garanzia, un soggetto votato alla correttezza e alla trasparenza in funzione dell’utente finale: il cittadino.
Partiamo dall’elemento più sconcertante, ovvero la partecipazione riservata a giornalisti laureati sotto i 34 anni. Un dato quantomeno bizzarro: perché blindare l’accesso e impedirlo ai giornalisti meno giovani? Perché fissare limiti preventivi? I 34 anni sono davvero un unicum nella storia delle selezioni e dei concorsi avvenuti in regione negli ultimi tempi, molti dei quali da noi impugnati con successo.
Anche il prerequisito della laurea magistrale con il voto di 110 è del tutto illogico, nel caso di professionalità giornalistiche che traggono la loro legittimazione da ben altri parametri legali (iscrizione all'Ordine) e tecnico-professionali (le esperienze compiute nel mondo del lavoro).
Tutti questi prerequisiti (età, voto di laurea) potevano e dovevano quindi essere elementi di valutazione a punteggio, per favorire la più ampia partecipazione, non certo requisiti inderogabili e discriminanti per l’accesso alla selezione.
Certo fa piacere vedere premiata la qualità degli studi, ma una votazione universitaria più bassa da valutare in sede di punteggio, accompagnata da altri titoli (accademici e non solo), poteva garantire una selezione più ampia e partecipata.
A tal proposito ci permettiamo di ricordare che fattispecie analoghe a quella di cui si discute sono state ripetutamente stigmatizzate dal Giudice Amministrativo, il quale ha ravvisato la manifesta illegittimità nel comportamento delle Pubbliche Amministrazioni volto a restringere ingiustificatamente e illogicamente la “platea” degli aspiranti candidati, per effetto della fissazione di criteri di preselezione eccessivamente rigorosi.
Nel nostro caso possiamo ritenere – a buona ragione – che si siano danneggiati molti colleghi dotati di tutte le referenze ed i titoli professionali idonei allo svolgimento delle mansioni oggetto di selezione.
Con un ulteriore passaggio, dobbiamo ancora biasimare l’assoluta mancanza di adeguata pubblicità della selezione.
Il Sigim non ha ricevuto alcuna comunicazione in merito, né ci risulta sia stato contattato l’Ordine dei Giornalisti.
Avremmo invece apprezzato la condivisione del percorso sia nel formulare adeguatamente il bando, sia nel dare ampia visibilità a questa possibilità di lavoro tramite comunicazione agli iscritti, disoccupati in primis.
Osserviamo – senza per questo convalidare il vostro operato – che, di questi tempi, due collaborazioni annue da 16.400 euro (ancorché distantissime dal quantum per posizioni dipendenti dal costo contrattuale di 43.000 euro annui) rappresentano comunque una notizia di interesse per i giornalisti delle Marche: con una selezione meglio costruita e non illogica sul piano dei requisiti, avreste quindi potuto scegliere tra una platea più estesa di colleghi anziché riservare la selezione a pochi eletti o fortunati.
La sola pubblicazione del bando sul vostro sito ci pare poi strumento del tutto inadeguato a fronte di due soggetti regionali, Sigim e Ordine, che hanno centinaia di iscritti facilmente raggiungibili tramite mailing list e sito istituzionale. Oltretutto, trattandosi di un bando “riparatorio”, che sanava un precedente errore materiale, sarebbe stato sicuramente apprezzabile lo sforzo di compiere tutti i passaggi necessari alla migliore formulazione, pubblicità e trasparenza.
La tardiva informazione sul bando (nonostante le sedi di Sigim, Ordine e Corecom distino poche decine di metri e non vi manchino certo i nostri riferimenti) ci ha impedito di intervenire prima della scadenza chiedendo la sospensione in autotutela, formula che ha già avuto ottimi esiti nel recente passato e che il vostro Ente potrebbe comunque attuare prima della svolgimento della prova previsto per il 19 maggio prossimo.
Ora prenderemo in considerazione le diverse opzioni a nostro favore per tutelare sia i colleghi che hanno partecipato (nel caso emergesse che si tratta di lavoro giornalistico dipendente a tempo pieno), sia quelli cui è stato impedito – per mancanza di pubblicità o per impossibilità di aderire a requisiti così illogici – di partecipare.
Valuteremo anche l’assunzione di eventuali iniziative di carattere giurisdizionale, senza escludere azioni di natura risarcitoria nei confronti dell’Ente. Ciò non di meno, auspichiamo un vostro segno di collaborazione e sensibilità nell’affrontare la questione per trovare insieme la migliore soluzione.
Saluti cordiali
Il segretario regionale
Giovanni Rossi
Cell 335 6930000
320 8828772
Ancona, 14 maggio 2009