Il Sigim all'Unione Valdaso: i giornalisti non sono schiavi
E’ andato praticamente deserto l’avviso pubblico per il conferimento dell’incarico di addetto stampa e di redazione/direzione del periodico dell’Unione Valdaso. Mostrando assoluto spregio della professionalità giornalistica, e totale ignoranza dei meccanismi e delle regole della professione, l’Unione Comuni Valdaso aveva infatti disposto un’umiliante gara d’asta al ribasso per un incarico solo parzialmente giornalistico (la redazione/direzione del periodico dell’Unione Valdaso, l’attività di addetto stampa dell’Unione, l’aggiornamento costante del sito internet) e per il resto di natura squisitamente editoriale (stampa e imbustamento del periodico) e pubblicitaria (obbligo contrattuale del giornalista di ricercare inserzioni i cui proventi sarebbero stati suddivisi tra amministrazione – 70% – e giornalista – 30%) secondo il previsto tariffario. Difficile inventarsi un papocchio peggiore.
Informato dall’Ordine dei giornalisti – che aveva ricevuto una segnalazione anonima della gara (non a caso mai pubblicizzata dall’ente attraverso i canali di categoria), il Sigim oggi alle 12 ha inviato formale diffida, scritta e orale, al direttore generale dell’Unione Valdaso perché non procedesse all’apertura delle buste e sospendesse l’avviso pubblico in autotutela per gli evidenti profili di illegittimità dell’avviso sia sul piano formale che dei contenuti.
Numerose le eccezioni: obbligo di laurea quando la legge istitutiva dell’Ordine non la prevede; intollerabile commistione tra informazione e pubblicità; obbligo all’osservanza – pena sanzioni – delle indicazioni fornite dall’amministrazione, osservanza non compatibile in via di principio con la pur richiamata deontologia professionale; addirittura, regime di penalità pecuniaria pari a 100,00 euro per ogni violazione contestata durante la costituzione del rapporto; ultimo, ma non meno importante, l’offensivo quantum economico della base d’asta: 15.500 euro annui omnicomprensivi per la redazione e la stampa tipografica di quattro numeri del periodico dell’Unione, più il servizio di ufficio stampa e l’aggiornamento continuativo del sito internet attraverso incontri sistematici con sindaco, assessori e dirigenti di sette Comuni. Il tutto per un guadagno stimabile – detratti ribasso d’asta, 10.000 euro per la stampa del periodico e almeno 2.000 euro di costi fissi – a non più di 3.000 euro annui. Un trattamento da raccoglitori di pomodori in clandestinità.
E’ vergognoso che i sindaci di sette Comuni della Repubblica Italiana consentano la pubblicazione di un simile avviso di gara che fa strage della professionalità giornalistica e distrugge la credibilità della pubblica amministrazione.
Le Unioni dei Comuni erano nate per condividere progetti e costi sostenibili. Assumere un addetto stampa con contratto degli enti locali costa 28.000 euro annui. E’ perciò impensabile che sette Comuni delle Marche non vogliano investire 4.000 euro annui ciascuno in attività di informazione.
A onore dei giornalisti delle Marche segnaliamo che il bando è fallito. Una sola offerta – presentata dal giornalista legale rappresentante della cooperativa editoriale Mediaservice, che nei precedenti sei anni aveva fondato il giornale della Valdaso – non porterà alla costituzione del rapporto. Il collega ha infatti partecipato al solo scopo preventivo di tutelare meglio i propri legittimi interessi in ogni possibile sede e ha già comunicato al sindacato che non firmerà mai questo contratto capestro.
I giornalisti delle Marche hanno così sventato questo ennesimo assalto alla dignità della professione.
Ai sindaci dell’Unione Valdaso assicuriamo ampia disponibilità a valutare percorsi legittimi e credibili per le attività di informazione dell’ente o dei Comuni che lo costituiscono.
Il Sigim, d’intesa con il Gus (Gruppo Uffici stampa delle Marche) e con l’Ordine dei giornalisti delle Marche (che sul suo sito ha egualmente censurato il bando), manterrà la più ampia vigilanza sul caso attraverso i propri organi e il proprio staff legale.