Lavoratori e diritti continuano a essere calpestati all'agenzia Dire
Il Sindacato Giornalisti Marchigiani, con Fnsi, Stampa Romana, Associazione Giornalisti Lombarda, Assostampa Emilia Romagna, Sindacato Giornalisti Campania,
Assostampa Valdostana, Assostampa sarda, Associazione stampa Toscana e Associazione Ligure dei Giornalisti ha firmato la seguente nota:
Lavoratori e diritti continuano ad essere calpestati all'agenzia Dire. Dopo l'invio di contestazioni
disciplinari ai giornalisti, accusati di aver utilizzato senza limiti le ore di assemblea per decidere se
scioperare, ora l'editore Stefano Valore ha deciso di ricattare l'intera redazione: "Se ammettete che
avete diritto in un anno a sole 10 ore di assemblea ritirerò le contestazioni, altrimenti andrò avanti", è
in sintesi quanto ha scritto in una lettera indirizzata ai dipendenti dell'agenzia di stampa.
Ancora una volta, dopo essersi inventato lo strumento delle 'sospensioni non retribuite' per evitare di
corrispondere per intero lo stipendio di gennaio a 17 cronisti, l'editore prende di mira i giornalisti
ricattando e limitando il diritto di assemblea.
La Fnsi, insieme con le Associazioni di Stampa, ha già ricordato all'azienda che il contratto nazionale
Fieg-Fnsi non indica limiti orari alle assemblee e che le contestazioni sono state inviate la mattina dello
sciopero alla redazione per spingerla, subdolamente, a ritirare la protesta. Insomma, in questa azienda
invece di regolarizzare gli stipendi di gennaio, trovare una strada per pagare regolarmente i salari (da
anni vengono saldati a rate nel corso del mese), individuare strategie per il rilancio che non siano i
licenziamenti (come avvenuto a dicembre) o il ricorso agli ammortizzatori sociali (utilizzati negli ultimi
anni), si pensa solamente a come danneggiare i lavoratori riducendo anche l'attività sindacale.
Riteniamo che tutto questo non sia più accettabile e ribadiamo la necessità di un intervento da parte
del Dipartimento dell'editoria: le risorse pubbliche non possono finire in tasca a un editore che non
rispetta i diritti dei lavoratori.
Il settore necessità di editori capaci per uscire dalla crisi e non di personaggi che vorrebbero gestire le
imprese editoriali come le vecchie ferriere. Basta così. I nostri legali sono già al lavoro per valutare come
difendere i colleghi in tribunale da comportamenti palesemente antisindacali.