Sciopero giornalisti RAI: il qualificato intervento di Massimo Carboni
Massimo Carboni Pontieri, ex giornalista RAI (ora in pensione) e con un passato di sindacato attivo anche come segretario del SIGIM, quindi profondo conoscitore delle situazioni e dei meccanismi in atto, interviene sulla situazione che stanno vivendo non solo i colleghi della RAI, ma tutti i giornalisti e le giornaliste della stampa italiana.
"Per oggi é indetto uno sciopero dei giornalisti della Tv di Stato. Aderiranno i giornalisti iscritti all’USIGRAI, organismo sindacale interno che aderisce alla FNSI, la Federazione sindacale nazionale della Stampa. Non aderiranno i giornalisti dell’UNIRAI, recente formazione patrocinata dai vertici aziendali con la benevola benedizione del ministro Sangiuliano, ex direttore del TG2 e di Bruno Vespa che giornalista RAI non lo è più da qualche decennio, ma che all’interno della RAI esercita un potere superiore ai vertici aziendali. Le motivazioni dello sciopero sono note, si leggono e ascoltano da giorni su giornali ed emittenti radiotelevisive. In questo intervento desidero sottolineare solo una possibile, eventuale situazione, già vissuta. Quasi 40 anni fa ho ricoperto l’incarico di segretario regionale del SIGIM, il sindacato marchigiano di categoria, organo della FNSI. Fu un periodo disastroso per il giornalismo italiano e soprattutto regionale: la chiusura delle Gazzette di Longarini, la spaccatura tra i colleghi delle varie testate e redazioni regionali, il convincimento di molti giornalisti di non arrecare danno alla proprietà rinunciando alle forme di lotta. Il risultato, a livello nazionale e locale, fu quello dell'indebolimento della categoria, della divisione, della carriera legata al compiacimento, della descrizioni di eventi e situazioni di diversa lettura, non come differente interpretazione od opinione, ma solo come deferente omaggio al potente. In quegli anni a cavallo tra il 1980 e 1990 l’unità sindacale dei giornalisti scomparve dando vita all’attuale appoggio di interessi privati e non a quello di rendere un servizio al lettore o all’ascoltatore. Oggi il pericolo è ancora maggiore, aumentato: si è aggiunto l’attacco alla libertà di stampa e, spesso, a quella individuale. Gli episodi sono all’ordine del giorno. La categoria dei giornalisti è forse l’unica che può garantire queste libertà, ma se continuerà con queste divisioni perderà sempre più credibilità, valore e presenza. Scomparirà dalle edicole (processo franoso già in atto) e ascolterà sempre più verità manipolate, non ad uso della collettività. Ripensare ai valori della propria professione, al servizio che si deve offrire sono i presupposti per il vero giornalismo. Differentemente è solo servilismo. AUGURI COLLEGHI".