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07/12/2023 nazionali

FNSI e Associazioni Regionali di Stampa dicono no al nuovo piano di riorganizzazione di Editoriale Nazionale

La Fnsi e le Associazioni regionali di Stampa di Ancona, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Perugia e
Roma non hanno firmato il piano di riorganizzazione dell'Editoriale Nazionale, che edita le testate Il
Resto del Carlino, Qn, Il Giorno, La Nazione e Quotidiano.net. Un no compatto e unanime al piano,
costruito dall'editore con il chiaro intento di fare, ancora una volta, cassa.
Il piano, che secondo l'editore sarebbe una proroga del precedente, introduce una palese violazione
del contratto nazionale di lavoro giornalistico, firmato dalla stessa Fieg di cui è presidente Andrea
Riffeser Monti, editore appunto dell'Editoriale Nazionale.
È previsto, infatti, che agli articoli 2 e 12 del Gruppo, circa un centinaio, sia applicata una cassa
integrazione a rotazione giornaliera/settimanale, di fatto attribuendo a queste figure un orario di
impegno basato su una base oraria che il loro inquadramento non prevede. Tutto questo
comporterebbe un inammissibile precedente nel panorama giornalistico che porterebbe a cambiare di
fatto l'inquadramento di corrispondenti e collaboratori fissi, che a questo punto, andrebbero
considerati come articoli 1 e assunti con questa tipologia contrattuale: se Editoriale Nazionale li
considera così ai fini della cassa integrazione, allora li valorizzi trasformandoli subito in articoli 1.
Inoltre, il nuovo piano prevede una massiccia cassa integrazione per gli articoli 1 che non è nemmeno
ridotta in proporzione alle uscite già avvenute col precedente.
Auspichiamo che l'editore riveda il piano e torni al tavolo, tenendo conto delle osservazioni fatte.
Altrimenti dovremmo registrare, ancora una volta, la chiara volontà di usare gli ammortizzatori sociali
come misura per un taglio strutturale del costo del lavoro, in spregio alla normativa esistente che la
dimensiona come uno strumento eccezionale per la riorganizzazione in presenza di crisi. Questo,
soprattutto, in un Gruppo che oggi chiede altri 18 prepensionamenti dopo i 27 già avuti nel corso del
2023 e dopo le decine degli anni precedenti.
Ci aspettiamo dagli editori un comportamento più maturo e responsabile e una visione industriale
prospettica volta a una buona qualità dell'informazione nel rispetto dei diritti di lettori e giornalisti.