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05/12/2020 nazionali

Il giornalismo piange la scomparsa di Angelo Sferrazza

FANO  - Il giornalista fanese Angelo Sferrazza, 84 anni, è morto in ospedale a Roma per problemi respiratori causati dal Covid-19. Una dipartita repentina: era stato ricoverato lo scorso 23 novembre. Dopo Nestore Morosini le Marche e Fano perdono, nel giro di poche settimane, un altro grande giornalista. Negli anni sessanta era stato eletto nel Consiglio Comunale di Fano in rappresentanza della Democrazia Cristiana, rimanendoci fino al 1970. Era iscritto all'albo dei giornalisti Lazio dal 8 marzo 1971.

Questo il ricordo del collega Vincenzo Varagona:

Ci ha lasciato Angelo Sferrazza, collega, ma soprattutto amico, cui mi hanno legato tante cose, dal lavoro in Rai, all’esperienza nell’Ucsi e- più recentemente – un bellissimo viaggio in Terra Santa.
Uomo colto, raffinato e navigato nello stesso tempo, diremmo ‘di mondo’, aveva una conoscenza sconfinata, in particolare delle vicende internazionali, soprattutto di Medio Oriente, e di Stati Uniti, due mondi uniti nella stessa scacchiera.
Mi telefonava spesso, per raccontarmi, per avere un’opinione, per fare due chiacchiere. Raccontava i retroscena di determinate operazioni in Rai, lui che conosceva le dinamiche aziendali come pochi.
Mi suggeriva iniziative Ucsi possibili. E le facevamo. Parlava, descriveva, progettava. Con mia grande sorpresa, considerando i suoi tanti impegni, accettò di partecipare a un viaggio, organizzato in Terra santa, due anni fa. Un’esperienza indimenticabile.
Abituato a relazionarmi con il giornalista, lo studioso, il professionista, la settimana di convivenza in un posto magico rivelò, a me e ai miei colleghi e compagni di viaggio la ‘persona’, l’amico, con cui il rapporto si è riscaldato e rafforzato. Era un piacere, a ogni tappa, integrare i suoi saperi con quelli della guida, anzi, delle guide. Ne è nato un confronto che ha reso quell’esperienza ancora più nutriente. Sapeva tutto e la consapevolezza di saperlo gli permetteva una disinvoltura impressionante negli incontri con autorità e giornalisti locali.
Comune anche l’esperienza Ucsi, in cui è stato vicepresidente e segretario nazionale. Il presidente di allora, Andrea Melodia, ne ricorda, il notevole spessore intellettuale e anche il carattere molto deciso. Aveva tanta energia, che ultimamente canalizzava in un blog, molto seguito, per la competenza e la conoscenza di dinamiche internazionali essenziali per capire equilibri spesso nascosti e individuare prospettive di soluzioni che puntualmente poi si avveravano.
Si era formato al "Popolo" e aveva maturato una sua capacità di navigare in ambienti anche politici difficili: quando lo definivano ‘vecchia volpe democristiana’ non si mostrava infastidito. Anzi ne era orgoglioso, perché gli si riconosceva una classe e uno spessore ormai pressoché irreperibili. E lui, quei personaggi che avevano fatto la Costituzione, li aveva conosciuti, bene o male, tutti.
Scriveva anche per il giornale dell’Associazione Carabinieri, segnalava i suoi pezzi attraverso i social, e leggeva tanto, seguiva tutto. L’ultimo messaggio, poche settimane fa. Aveva visto un mio articolo su Avvenire e ci teneva a farmi sapere che gli era piaciuto. Un modo per sentirci vicini.
La sua ‘scorza’ da uomo si mondo era stata scalfita dalla malattia e dalla morte della moglie. Un colpo durissimo, che avevo cercato di attenuare con il libro di padre Alberto Maggi: “Chi non muore si rivede”, un ‘farmaco’ che più che rigenerare resuscita. Mi aveva ringraziato, perché aveva trovato il modo di continuare a vivere meglio sentendosi più vicino alla moglie. Così era riuscito a tornare alle sue passioni civili, il diritto dovere e valore del giornalismo, della politica, dell’Europa, cominciando dall’antifascismo e dalla Resistenza. Come tutti temeva questa pandemia, che ha accorciato quella strada, che aveva voluto cominciare lentamente a percorrere per raggiungere la persona che più aveva amato.