La battaglia per il contratto Fnsi - Fieg: la situazione prima della pausa estiva
Cari colleghi,
alla vigilia della pausa estiva ritengo opportuno mettervi al corrente sugli ultimi sviluppi del confronto con gli editori e in prospettiva della sua ripresa prevista per l’11 settembre, nel tentativo di arrivare finalmente alla rinnovazione del contratto nazionale di lavoro.
Questa è la notizia numero uno anche se, come potrete ben capire, non è l’unica di una vertenza oltremodo complicata. Notizia numero uno lo diventa per una ragione essenziale: dopo alcuni mesi di meticoloso confronto con gli editori, siamo stati ad un passo da una lacerazione devastante e non aver spezzato il filo, ma aver trovato le condizioni per un recupero di tutti i ragionamenti contrattuali è la notizia del giorno.
Come è a tutti voi noto, subito dopo le conclusioni del nostro 25° congresso e i successivi adempimenti per l’elezione di tutti gli organi federali, ci siamo attivati nel tentativo di riprendere il colloquio con la controparte interrotto da quasi tre anni per esplicita volontà degli stessi editori che si sono rifiutati pregiudizialmente di discutere con noi, nonostante i solleciti di due governi, di opposti schieramenti, delle più alte cariche dello Stato, di tutte le forze politiche e sociali.
Finalmente, il 20 marzo scorso siamo riusciti ad avviare, a delegazioni ristrette, un confronto con la Fieg, confrontandoci sui temi dell’innovazione e dello sviluppo, ritenuti da entrambe le parti l’aspetto fondamentale per il futuro dell’informazione nel nostro Paese. Complessa, però, è apparsa, sin dal primo momento, la possibilità di convergere su condivise modifiche contrattuali. Infatti, gli editori, mentre sollecitano modernità, non sembrano impegnati a proporre una progettualità avanzata, bensì portati a chiudersi in richieste di opportunistiche flessibilità, senza mediazioni, che noi, in questi termini, non possiamo considerare.
Ciononostante, abbiamo tenacemente mantenuto il terreno del confronto nella consapevolezza che una rottura del negoziato sarebbe gravida di conseguenze incalcolabili e imprevedibili, ma certamente gravi per tutto il settore, per i giornalisti e per gli editori.
Gli aspetti che sono stati affrontati hanno riguardato in primo luogo il problema della multimedialità e, a seconda di specifiche organizzazioni aziendali, della multitestata. A fronte di un inarrestabile sviluppo tecnologico e di un’altrettanto inarrestabile crisi della carta stampata, sempre più si va affermando la necessità di operare contestualmente su più mezzi informativi, realizzando un sistema integrato che comprende quotidiani e periodici stampati, insieme a emittenti radiotelevisive e siti web, il cui sviluppo è destinato a crescere in maniera esponenziale e ad assumere nel tempo un ruolo di centralità nel panorama della produzione informativa. I confini di questo futuro non sono definiti né definibili oggi essendo una realtà in gran parte in divenire, ma ci pare che qui possa risiedere la condizione per determinare occasioni di sviluppo o quanto meno di conferma dei livelli complessivi dell’occupazione.
Questa nuova realtà impone la revisione di alcuni passaggi contrattuali che vincolano il giornalista a prestare la sua opera per un’unica testata. Ovviamente, pur condividendo con la controparte questo percorso, non siamo ancora arrivati ad individuare un testo normativo che possa soddisfare le reciproche esigenze. A nostro giudizio non siamo lontani nell’approfondimento dei testi normativi che ci siamo scambiati e sui quali la discussione è andata molto avanti. In occasione dell’ultimo incontro con gli editori il 16 luglio, tuttavia, accanto ad ipotesi di nuova convergenza, gli editori hanno fatto, subito dopo, emergere forti differenziazioni definibili “collaterali”, come si potrà capire nel prosieguo di questa nota.
Ci siamo dichiarati contrari ad un’utilizzazione delle prestazioni lavorative del giornalista che tenda alla sua “impiegatizzazione”, mentre riteniamo e lo abbiamo sostenuto con forza che l’utilizzo da parte del giornalista di diversi strumenti operativi deve essere inteso come una opportunità di crescita e di arricchimento professionale; un valore reale anche per le imprese.
Nell’ottica di una regolamentazione della prestazione giornalistica multimediale abbiamo chiesto, e gli editori non potranno opporsi, ancorché continuino a mostrare resistenza, la cancellazione dell’allegato N del contratto che prevedeva trattamenti economici e normativi ridotti per i giornalisti occupati nei siti web. Questa discriminazione non dovrebbe avere più alcun senso nel momento in cui si afferma il principio della parificazione di tutti gli strumenti operativi e si introduce la possibilità che il giornalista operi su più piattaforme.
Strettamente collegato alla soluzione che si vuol dare a questo problema è quello relativo al direttore. La struttura organizzativa definita dall’attuale struttura contrattuale prevede che ogni giornalista sia assunto per una determinata testata e risponda nell’organizzazione del lavoro al direttore della stessa testata. Cosa succede nel momento in cui il giornalista dovesse poter lavorare per più testate o fornire prestazioni su più mezzi di diffusione? Quale sarebbe il suo direttore di riferimento? A questi quesiti stiamo tentando di dare una risposta, contrattualmente e giuridicamente corretta, rifiutandoci di condividere l’ipotesi avanzata dalla Fieg di realizzare meri services interni con un proprio direttore e nel quale far confluire parte delle redazioni. Un punto di contatto pare potersi determinare intorno ad un’idea di unità editoriali autonome, equiparabili a testata, nell’ambito di un disegno comune di tipo multimediale o tematico assimilabile ai già contrattualmente definiti processi sinergici. Ovviamente, per noi rimane chiaro un concetto: il giornalista non è un lavoratore a gettone né un pacco postale. L’organizzazione del lavoro, così come l’espressione partecipativa del giornalista in termini professionali e sindacali deve essere nitida.
Anche in relazione alle procedure di consultazione sindacale, pur condividendo la necessità di una loro chiarificazione, abbiamo insistito, formulando un’apposita proposta sulla necessità che l’introduzione della multimedialità sia preceduta da uno specifico programma nel quale siano definiti tutti gli aspetti che coinvolgono l‘organizzazione del lavoro e l’utilizzo degli strumenti multimediali, nel rispetto delle autonomie professionali e delle specifiche competenze. Sui punti comuni a più testate andrebbero individuate le materie di competenza dei coordinamenti delle rappresentanze sindacali dei gruppi editoriali.
Un altro capitolo del confronto ha riguardato l’adeguamento della normativa contrattuale alle nuove disposizioni legislative sui contratti a termine e il lavoro a tempo parziale (un capitolo centrale del nostro precariato). Com’è noto, si tratta di materie che hanno subito e continuano a subire innovazioni legislative spesso frettolose che non consentono di avere un quadro limpido circa le possibilità operative. Proprio mentre scriviamo, un’ennesima modifica di legge sta introducendo l’ennesima novità sulla contrattazione a termine. Sull’argomento, com’è a tutti voi certamente noto, la Federazione della Stampa ha in questi mesi promosso in tutta Italia seminari di approfondimento con il contributo delle proprie strutture tecniche, di quelle associative e di esperti di diritto del lavoro.
Una cosa è certa, ovvero che in adeguamento della normativa europea, sarà possibile stipulare contratti a termine per motivi tecnici, organizzativi, produttivi e sostitutivi. Una casistica, come si vede, molto ampia, sulla quale le possibilità di intervento contrattuale sono limitate. E’ possibile definire nel contratto la misura percentuale massima di contratti a termine in un’azienda editoriale. Sarà possibile definire la durata massima della proroga oltre il limite di trentasei mesi previsto dalla legge. Sarà possibile individuare, come già abbiamo fatto con successo all’interno della Rai con un accordo sindacale aziendale, specifiche fattispecie, come quelle sostitutive, che possono derogare al limite dei trentasei mesi.
Un ulteriore capitolo è stato dedicato alla questione delle qualifiche, rispetto alle quali la controparte ha richiesto una maggiore flessibilità nei passaggi di qualifica e di mansioni, l’abolizione degli “incarichi funzionali” introdotta nel contratto precedente, la previsione che il direttore, il condirettore, il vicedirettore e il caporedattore centrale siano considerati, ai sensi dell’art.2095 del C.C., dirigenti. La richiesta degli editori di considerare come dirigenti le figure di vertice ha un solo obiettivo: quello di poter licenziare senza giusta causa o giustificato motivo. Da parte nostra, abbiamo chiesto il mantenimento degli incarichi funzionali, che ci appare una soluzione più rispondente alle esigenze di flessibilità dell’organizzazione del lavoro aziendale. Inoltre, anche per valorizzare la crescita professionale dei colleghi, abbiamo avanzato la previsione di qualifiche professionali come il redattore esperto e il redattore senior, equiparati rispettivamente al caposervizio e al caporedattore, in modo da consentire in termini non traumatici e nel rispetto delle norme di legge il mutamento di mansione nell’ambito di un unico livello di qualifica.
Ulteriori richieste della nostra controparte hanno riguardato i trasferimenti e gli interventi sui processi di videoimpaginazione e la possibilità di trasferimento di un giornalista da un comune all’altro, quando la distanza tra i due comuni non superi i 60 km, con l’aggiunta che, quando il giornalista non accetti il trasferimento in un comune distante più di 60 km, può essere licenziato. Ovviamente questa richiesta è da noi fermamente contestata; oltretutto nessuno può andare al di là dei limiti posti dalle norme di legge.
Come poco condivisibile ci è apparsa, anche per la sua confusa formulazione, la richiesta di rivedere nei quotidiani le competenze dei giornalisti addetti alla video impaginazione, quasi sovrapponendole a quelle dei poligrafici, mentre, al contrario, nei periodici sembrerebbe si vogliano allargare le competenze del grafico impaginatore sino a sovrapporle a quelle dei giornalisti. Serviranno chiarimenti robusti.
Per parte nostra nell’ultimo incontro con gli editori abbiamo confermato la volontà di individuare nel testo contrattuale soluzioni adeguate in merito alla copertura delle responsabilità civili conseguenti a condanne risarcitorie, all’adeguamento della previdenza complementare, alle garanzie per i collaboratori coordinati e continuativi (soprattutto sulle certezze dei tempi di pagamento e sulla previdenza, per la quale, tuttavia, servono anche provvedimenti ministeriali), ai problemi dell’utilizzo degli stagisti all’interno delle redazioni.
Anche gli editori si sono riservati di presentare proposte su altri aspetti della normativa contrattuale.
L’11 settembre il confronto riprenderà dall’esame dei capitoli a rilievo economico. La questione degli automatismi contrattuali, ovvero degli aumenti periodici di anzianità - come è noto - è posta, dagli editori, come una delle questioni centrali di questo rinnovo. È ben noto quale sia la nostra posizione al riguardo, riassunta nei documenti congressuali e del consiglio nazionale, e il sentimento diffuso della categoria.
Non dobbiamo nasconderci che nella difesa di questo automatismo non abbiamo molti alleati e che dei circa 250 contratti collettivi esistenti in Italia i criteri sono assolutamente diversi dai nostri.
I ministri del lavoro di qualsiasi colore in tutti questi anni di vertenza hanno con estrema chiarezza sostenuto l’indifendibilità delle nostre posizioni a fronte di un panorama generalizzato della contrattualistica di tutti i settori che ha visto da tempo la trasformazione degli scatti di anzianità da percentuale in cifra fissa. Ciò nonostante, non intendiamo demordere, pur disponibili a ragionare per individuare soluzioni che confermino la validità dell’istituto e che si muovano nell’ambito del preciso mandato che il congresso di Castellaneta ci ha voluto affidare sull’argomento, impegnando “i vertici federali a difendere gli automatismi economici nell’ambito di una complessiva definizione contrattuale che garantisca la progressione professionale e retributiva dei giornalisti”. La nuova retribuzione dovrà tenere insieme, secondo noi, il valore dei nuovi sforzi, la considerazione delle compatibilità e la crescita dei più deboli.
Come vedete, cari colleghi, nel confronto con gli editori ci sono luci ed ombre. Probabilmente, le ombre sono ancora più dei flebili spiragli di luce, ma siamo consapevoli che da questi spiragli dobbiamo farci guidare per tentare di uscire da quel lungo tunnel nel quale ci ha costretti una controparte spesso arrogante e sempre insensibile a qualsiasi richiamo alla ragionevolezza, da qualsiasi parte esso venisse. Non dobbiamo, peraltro, nasconderci la difficoltà di una situazione complessiva dell’editoria caratterizzata da un precipitoso calo delle vendite e da una flessione preoccupante degli introiti pubblicitari, che fanno intravvedere all’orizzonte lo spettro di una crisi generalizzata.
Non vogliamo indulgere ad inutili allarmismi, ma dobbiamo avere con chiarezza il quadro complessivo della situazione in cui siamo chiamati ad operare per la difesa dei diritti della nostra categoria e per una stagione orientata allo sviluppo delle imprese editoriali nell’era delle grandi trasformazioni, perchè, in un quadro di corresponsabilità e di chiarezza, si assicuri la tenuta e la crescita del sistema. Come abbiamo precisato in premessa, la rottura del confronto con gli editori ci porterebbe in alto mare, aprendo le porte a sviluppi non difficili da immaginare e pesantemente negativi per tutti.
Va ricordato che il contratto è strumento quanto mai necessario, cui non si può, né si deve, fatalisticamente rinunciare, anche quando appare impossibile rivederlo, aggiornarlo, rinnovarlo, soprattutto nei momenti difficili. Vale per il lavoro e la qualità della nostra condizione professionale, vale per le buste paga, vale per la stabilità dei nostri istituti di garanzia, Inpgi e Casagit, vale per la nostra previdenza complementare.
Elemento positivo in questa durissima stagione è la finalmente maturata consapevolezza, comune con la Fieg, che debbano essere sottratti all’Inpgi gli oneri per i prepensionamenti, la cassa integrazione, la mobilità. Proprio nelle giornate più dure del confronto contrattuale, la nostra tenacia a voler comunque fino in fondo determinare una verifica piena di tutte le questioni di merito, fuori da ogni preconcetto ideologico, ha consentito di concordare un’azione comune verso il governo per una riforma sostanziale del sistema degli ammortizzatori sociali per il nostro settore. È la prima volta, dopo molti anni, che in materia di Inpgi la Fieg riprende un concreto lavoro comune, così come stabilito anche dalla legge sulla privatizzazione del nostro Istituto. Questo dimostra, una volta di più, che gli editori non potranno ignorare a lungo la forza, e quindi il significato e la necessità, di un nuovo contratto condiviso, anche perchè si possono affrontare corresponsabilmente, pur nella diversità di ruoli e compiti, le incertezze delle sfide del futuro.
Con questa responsabile consapevolezza la Segreteria, la Giunta esecutiva e la Commissione contratto della nostra Federazione, riprenderanno a negoziare da settembre con gli editori, avendo come obiettivo la chiusura delle trattative entro quest’anno e la realizzazione di un nuovo contratto collettivo, che confermi e garantisca il ruolo di ineludibile centralità del lavoro giornalistico nel settore dell’informazione, adeguandolo, senza mortificarlo, alle esigenze di un mondo che chiede sempre maggiore flessibilità per fronteggiare i processi innovativi in costante accelerazione.
Con questo auspicio, che per noi è un impegno, e nella speranza di avervi chiarito i passaggi di questa lunga e tormentata trattativa, vi invio, anche a nome di tutti i colleghi della giunta esecutiva, i migliori auguri di buone vacanze.
Arrivederci a settembre.
Franco Siddi