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26/07/2008 regionali

Mobilitazione per il presidio di stasera a Senigallia: da Lirio Abbate a Massimo Vannucci tanti messaggi di solidarietà

Senigallia, 26 luglio


L’iniziativa di sensibilizzazione di  Fnsi, Sigim e Unci di stasera, alla Rotonda a mare di Senigallia,  sui rischi connessi alla conversione del  disegno di legge n° 1415 sulle intercettazioni telefoniche e l’azzeramento – di fatto – della cronaca giudiziaria, ha ottenuto vasta eco e attenzione  in regione e non solo. La senatrice del Pd Silvana Amati interverrà personalmente a portare la propria solidarietà assieme al sindaco Luana Angeloni e a molti altri soggetti istituzionali. Politici, uomini della società civile, della cultura, e naturalmente esponenti di punta del giornalismo italiano e delle sue istituzioni hanno voluto far sentire la loro voce a sostegno della protesta con messaggi di grande spessore e rilievo. Da Roberto Natale a Lirio Abbate, da Raffaele Bucciarelli a Massimo Vannucci, da Patrizia Casagrande a Oriano Giovannelli, da Giannetto Sabbatini Rossetti a Maria Assunta Paci. Ecco i loro pensieri.

 

ROBERTO NATALE, presidente Fnsi: “Ha un valore particolare questa sorta di “Giro d’Italia dell’autonomia di informazione” che oggi fa tappa a Senigallia. Perché non vuole solo – e non sarebbe comunque poca cosa – difendere  il nostro diritto-dovere di continuare a fare i cronisti. Ma perché mostra la volontà del giornalismo italiano di consolidare la sua credibilità verso i cittadini, di investire con fiducia in un rapporto diretto con l’opinione pubblica. Sono tempi di critica alla cosiddetta “casta”, di cui spesso anche noi veniamo considerati parte (talvolta con ragione). Ma se siamo in piazza a Senigallia, come nelle settimane scorse e nelle prossime in tante altre città, è perché siamo certi che le nostre motivazioni portino il segno di un interesse generale, diffuso, che riguarda l’intera comunità nazionale. A dare i volantini, oggi, non c’è una “corporazione”, ma professionisti coscienti delle loro responsabilità, che assumono come valore centrale il diritto a sapere di un Paese. E’ questo rapporto che ci darà tutta la determinazione necessaria ad ottenere che il pericoloso disegno di legge Alfano venga radicalmente cambiato”.

“Credo sia fondamentale che ogni operatore dell’informazione possa avvalersi di regole certe a garanzia dell’indipendenza propria e del servizio che esso svolge per la collettività come pure sia  fondamentale tutelare il diritto del cittadino, che sembra sempre più passare in secondo piano, ad essere correttamente informato – scrive il presidente del Consiglio regionale delle Marche, RAFFAELE BUCCIARELLI –. Il diritto all’informazione è uno dei baluardi di ogni paese democratico ed opporsi alla approvazione del ddl Alfano significa fare una battaglia per la libertà e la democrazia di tutti. Perché o questi valori inalienabili sono di tutti o non esistono. Esprimo quindi la mia più profonda solidarietà e vicinanza ai i giornalisti marchigiani e italiani, con il sostegno più forte a tutte quelle iniziative che la categoria intenderà portare avanti, a Senigallia e nei prossimi giorni”.

LIRIO ABBATE, cronista di mafia costretto a vivere sotto scorta, da Palermo scrive al segretario del Sigim, Giovanni Rossi: “Caro Giovanni,  il disegno di legge Alfano che cancella di fatto la cronaca giudiziaria in Italia, dovrebbe far pensare a chi può far male l'informazione nel nostro Paese. E dunque, se un ministro della Repubblica vuole imbavagliare i giornalisti, tutto ciò mi conferma che tante cose buone in questi anni sono venute fuori dalla penna dei cronisti a salvaguardia della democrazia, della libertà di espressione e di informazione. Ma qualcuno, adesso, per legge, vuole dire basta. E perché? I giornalisti danno notizie, non emettono sentenze o provvedimenti giudiziari, ma le notizie che pubblicano, come in tutti i paesi Occidentali, fanno male a chi sta al potere. Ma a differenza di altre democrazie in cui uno scoop può far dimettere amministratori e uomini pubblici dai loro incarichi istituzionali, da noi non accade. Oggi si attacca il cronista che riporta un fatto che e' moralmente rilevante, ma nessuno si indigna per i protagonisti delle malefatte. Tutto si e' capovolto, il giornalista diventa l'obiettivo di critiche e insulti. Il malfattore si trasforma in vittima. E adesso che l'informazione rischia di essere imbavagliata azzoppando così la democrazia nel nostro Paese, devono scendere in piazza i giornalisti a protestare, quegli stessi giornalisti a cui da tre anni gli editori non rinnovano il contratto di lavoro perché scaduto. Al nostro posto a protestare ci dovrebbe essere la gente comune, perché in fin dei conti uno stipendio a noi lo daranno sempre, ma loro le notizie non le leggeranno più. E quasi tutti, così, potranno vivere felici e intoccabili. Forse è il caso che la gente si svegli”.
 
Assente il presidente della Giunta regionale delle Marche, Gian Mario Spacca, di ritorno dalla trasferta in Australia, è il vicepresidente della Giunta, PAOLO PETRINI (Pd), a esporre il pensiero dell’esecutivo regionale: “Esprimiamo la nostra solidarietà all’iniziativa di sensibilizzazione pubblica sui rischi del disegno di legge su intercettazioni telefoniche e cronaca giudiziaria in discussione alla Camera, organizzata dalla Federazione Nazionale della Stampa, dal Sindacato giornalisti marchigiani, e dall’Unione nazionale cronisti italiani domani alla Rotonda di Senigallia”.
 
Osserva PATRIZIA CASAGRANDE, presidente della Provincia di Ancona: "In un Paese che non da oggi vive condizioni difficili sul terreno della libertà di stampa, il diritto a una corretta informazione per tutti i cittadini rischia di venire ulteriormente minato se, in luogo di un'opportuna regolamentazione dell'utilizzo pubblico di uno strumento di indagine fondamentale come le intercettazioni telefoniche, si procederà alla sua cancellazione. Garantire questo diritto è dovere democratico di ogni istituzione. Per questo voglio esprimere la mia solidarietà e la mia adesione alla manifestazione indetta dal Sigim”.

MASSIMO BINCI, consigliere regionale di Sinistra Democratica, evoca scenari foschi e si rivolge ai giornalisti marchigiani con parole decise: “Vi comunico la mia più intensa e partecipe solidarietà per la vostra battaglia in difesa della libertà di stampa e di informazione. Unirò il mio impegno di cittadino e di eletto nelle istituzioni e del partito di Sinistro democratica in cui milito, per far sì che si attivi una resistenza civile contro leggi come questa che limitano la democrazia, il diritto all'informazione e l’uguaglianza dei cittadini. Il rischio è la gogna mediatica per i poveri cristi e il silenzio sui potenti. La proposta di legge è una pistola puntata sulla stampa che reprime solo chi non è funzionale ai giochi di potere delle logge massoniche tipo la P2 di Licio Gelli che aveva teorizzato proprio leggi come quella che viene proposta, in una logica di colpo di stato soft per mettere al bavaglio la stampa e la libera informazione dei cittadini ed evitare la lente di ingrandimento sugli affari sporchi e sull'uso clientelare del potere politico ed economico”.

Sentimenti di solidarietà arrivano da PALMIRO UCCHIELLI (Pd), presidente della Provincia di Pesaro e Urbino: “Sono vicino a tutti i giornalisti nella campagna di mobilitazione contro l’approvazione del disegno di legge del Governo sulle intercettazioni telefoniche e sulle restrizioni al diritto di cronaca. I rischi per la libertà di informazione sono più che mai concreti e forse non tutti i cittadini hanno compreso fino in fondo che il decreto, se approvato dal Parlamento, avrà effetti pesantissimi sul loro diritto ad essere informati, visto che saranno coperti dal divieto di trattazione non solo le intercettazioni telefoniche ma tutti gli atti e le attività di indagine del pm e della polizia giudiziaria. Verrebbe dunque violato l’interesse pubblico a ricevere e approfondire notizie, mettendo in discussione il diritto all’informazione ed il dovere di cronaca che sono alla base di ogni società civile. Non c’è dubbio che il diritto di cronaca vada contemperato con la tutela della riservatezza, ma non può essere svilito, altrimenti a risentirne è la qualità della democrazia”.

GIORGIO FORMONI, giornalista di Report, ha condotto famose inchieste sulla pena di morte e violazione diritti civili. Ha seguito e indagato l'omicidio di Ana Politkovskaja. La situazione dell’informazione italiana ora lo preoccupa: "Una democrazia che vota il ddl Alfano che democrazia è? Dobbiamo vergognarci di essere italiani? Altrove ieri ci amavano. Oggi se andiamo all'estero per fare inchieste giustamente ci chiedono: "Perché non le fate in Italia? E io chiedo a me stesso dove stiamo andando”.

“Con questo disegno di legge, il traffico illecito dei rifiuti diventa ancora più facile. Le ecomafie ringraziano. Impedendo l’uso delle intercettazioni, si nega infatti alle indagini un importante strumento contro un reato particolarmente odioso che compromette la salute di intere comunità” commenta LUIGINO QUARCHIONI, presidente di Legambiente Marche. “Da tempo sottolineiamo come le armi per combattere le ecomafie siano insufficienti a fronteggiare la crescita del fenomeno. Se poi perdiamo anche la stampa…”

MASSIMO ROSSI (Prc), presidente della Provincia di Ascoli Piceno, attacca le lobbies che comprimono il Paese: “In un quadro in cui i poteri forti ed il mercato condizionano il mondo della comunicazione producendo una gravissima deriva culturale e democratica del Paese, questo provvedimento del Governo introduce ulteriori pesanti limitazioni alla libertà di stampa. E’ essenziale contemperare il giusto diritto alla Privacy con la più ampia e completa informazione che rappresenta l’unico strumento a disposizione dei cittadini per una conoscenza ed opinione critica della realtà. Esprimo, pertanto, ai giornalisti marchigiani la mia solidarietà e vicinanza per questa loro battaglia in difesa della categoria e della libertà di informazione”.


ROBERTO GUGLIOTTA, direttore di IMG Press, quotidiano on line di Messina, in lotta contro i poteri forti della città, querelato e purtroppo condannato, ha già respirato l’aria plumbea che oggi – nell’epoca del ddl Alfano – risale dalla Sicilia al resto d’Italia: “Siamo bravi a parlare di lotta alla mafia, ma chiediamoci perché i complici della mafia vincono sempre. Non c’è solo il problema Berlusconi in questo Paese: per esempio Messina, la mia città, ripete in scala, ciò che avviene in tante zone del resto dell’Italia. Anche qui c’è una gigantesca ragnatela di interessi, anche qui rischia di mancare ogni informazione alternativa al monocolore del monopolista locale. E io, giornalista, tra meno di due anni, andrò in galera. Senza condizionale. Così un tribunale ha deciso”.

LUIGI MINARDI (Pd), assessore regionale con delega agli enti locali:  "Mi dispiace molto di non poter essere presente fisicamente a Senigallia, perché ho già un altro impegno fissato da tempo cui non posso mancare, ma questo è davvero un appuntamento importante e ringrazio il Sigim per avermi comunque coinvolto, dato il peso delle questioni che si toccano. Auguro a tutti buon lavoro, a tutti voi e a tutti noi, perché la materia è delicatissima e richiede il massimo impegno".
 
MASSIMO VANNUCCI, deputato del Pd, entra nel merito del problema: "Fortunatamente il primo tentativo del ministro Alfano di intervenire in materia di intercettazioni e cronaca giudiziaria con un decreto legge è stato scongiurato dal Presidente Napolitano. Ora attendiamo che le aule parlamentari facciano il loro lavoro. Le intercettazioni sono ormai uno strumento d'indagine indispensabile per la magistratura, e non si può certo vietare il sacrosanto diritto di pubblicare le informazioni relative a procedimenti giudiziari. Non sono i giornalisti i soggetti da sottoporre a particolari restrizioni, semmai le loro fonti. Quando le notizie arrivano ai giornalisti è loro dovere pubblicarle. E' gravissimo ipotizzare limitazioni a questo decisivo momento di democrazia. Certo tutta la materia necessita di una revisione legata al peso che questi fenomeni hanno via via preso nel tempo, ma è chiaro che non si può imbavagliare l'informazione solo a causa di qualche episodio di gossip o per sbavature del sistema. Oltretutto la vita privata degli uomini pubblici ha limiti più fragili rispetto a quella dei cittadini comuni. Un giusto sacrificio nell’interesse della collettività che non può torvare e tantomeno pretendere uno speciale sistema di tutele”.
 
GIANLUCA CARRABS (Verdi), assessore regionale all’ambiente, si proclama preoccupato: "Stavolta parlo da cittadino e da studioso di diritto perché comincio davvero a essere in difficoltà come italiano. Ho sempre creduto che lo Stato si basi su un sistema di poteri indipendenti e autonomi, in grado di collaborare e completarsi. Negli ultimi tempi, invece, assiso alla prevaricazione di alcuni poteri su altri, alla forzatura costante del sistema democratico, al sovvertimento degli equilibri basilari. Si passa dalla tutela dei diritti di tutti alla prevaricazione di pochi sulla collettività per mettere al riparo interessi personali. Con la questione dei vincoli alle intercettazioni dei magistrati e all'attività giornalistica dei cronisti il Governo Berlusconi sta intaccando i diritti primari dei cittadini, la costruzione stessa della democrazia. Tutto ciò è semplicemente inaccettabile. Mi auguro che gli italiani capiscano la gravità del momento reagendo a una tale sottrazione di diritto con la dovuta forza. Bene fa il sindacato giornalisti a sensibilizzare tutti i cittadini su quanto sta accadendo nel nostro Paese".
                                          
"Con il mio gruppo ho già espresso solidarietà ai giornalisti tramite un'apposita mozione presentata in Consiglio – certifica il suo impegno LEONARDO LIPPI, consigliere regionale Udc –. La libertà di stampa è un pilastro della democrazia, non possiamo rinunciare al valore estremo della trasparenza nella vita sociale e politica del nostro Paese".
 
MARIA ASSUNTA PACI, presidente dell’unione delle Comunità montane delle Marche, offre solidarietà assoluta alla battaglia per un’informazione senza censure: "L'impegno del Sigim è importante e condivisibile, nessuno –  politico o semplice cittadino – può sentirsi escluso da un tema così centrale nel sistema democratico. Certo va salvaguardato il valore della privacy e si deve vigilare sulla correttezza del lavoro giornalistico, ma non è possibile invocare casi sporadici di violazione deontologica per censurare la stampa italiana e ostacolare il lavoro della magistratura".

“Caro Segretario – scrive a Giovanni Rossi il presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, GIANNI SABBATINI ROSSETTI –, il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti delle Marche condivide la protesta di Sigim, Fnsi e Unci contro il disegno di legge che, con lo scopo di porre un freno al dilagare delle intercettazioni telefoniche, impone limiti ferrei al diritto di cronaca che, di fatto, diventano un “bavaglio” alla stampa.   Non siamo per un giornalismo da “buco della serratura”. Ma la legge che si sta preparando (quella di oggi, come quella dell’ex ministro Mastella) non mira a evitare gli abusi, ma a bloccare tutto. E la cosa più facile è prendersela con i giornalisti. I quali hanno un dovere etico, cioè quello di comunicare al cittadino le notizie di cui sono a conoscenza. E per notizia intendiamo un fatto accertato, documentato e verificato e non le chiacchiere del bar o le voci raccolte per strada. Un fatto è notizia se ha una rilevanza sociale.   Se un giornalista entra in possesso di una intercettazione su una vicenda di interesse generale (ad esempio il crack Parmalat, i furbetti del quartierino  o anche lo scandalo del calcio) ha il dovere di pubblicarla dopo averne accertato scrupolosamente la veridicità e l’autenticità. E se sbaglia paga (cosa non molto usuale nel nostro Paese!). Altra cosa sono le telefonate private, che pure (sbagliando) sono finite sui giornali. Il confine è l’interesse generale e l’attinenza con l’inchiesta giudiziaria.  Ogni volta che si verificano questi episodi torna a soffiare un venticello di malcelati sospiri di soddisfazione che provengono da diversi ambienti della società (Finalmente ! Era ora ! Non se ne poteva più !).  Un venticello che spira sempre più forte ogni volta che qualcuno propone di limitare il diritto di cronaca. Un venticello però che dovrebbe essere sgradevole e fastidioso non solo ai giornalisti. E’ il venticello di chi dice basta con questo giornalismo pettegolo, arrogante e sempre alla ricerca della notizia sensazionale.  Non ci piace quell’insistenza ossessiva sulle vicende private e personali che hanno poco a che vedere con l’interesse generale. Si scrivono cose fuori da ogni limite di decenza: toni morbosi, un frugare nell’intimità personale, un incalzare di ipotesi sempre più impietose, una enfatica e spettacolare messa in vetrina di privatissimi particolari di vita. I giornalisti devono acquisire la maturità del rispetto. Devono sapersi fermare in quel confine sottilissimo dove il possibile è anche lecito. Ma devono farlo da soli. Da questa scelta dipende la loro libertà e la loro professionalità. Se altri impongono temi e metodiche può darsi che qualche risultato si ottenga, come avveniva in alcuni regimi di paternalismo illuminato, ma il giornalista perde la sua professionalità. Altri hanno scelto per lui. Più correttezza, più rigore etico, più responsabilità non si ottengono restringendo l’autonomia dei giornalisti, ingabbiandoli entro regole che ciascuno poi interpreta a proprio piacimento. Ecco perché non ci piace sentir soffiare quel venticello (Finalmente ! Era ora ! Non se ne poteva più !). Non ci piace quel venticello perché tutti dobbiamo essere consapevoli di un fatto molto elementare: a ogni limitazione del diritto di cronaca corrisponde una limitazione del diritto dei cittadini a essere informati. E porre limiti al diritto di cronaca non significa spuntare un’arma più o meno odiosa in mano ai giornalisti, ma significa ridurre l’ampiezza di quel diritto all’informazione che riguarda tutti noi.  Spero che anche grazie alla Vostra iniziativa la gente capisca e ci aiuti in questa battaglia di libertà”.

FABIO STURANI, sindaco di Ancona e presidente regionale dell’Anci: “Esprimo solidarietà all’iniziativa del Sindacato giornalisti marchigiani che interpreta le preoccupazioni della categoria in relazione a quanto previsto dal Ddl n.1415 su intercettazioni telefoniche e cronaca giudiziaria, in discussione alla Camera dei Deputati. La libertà di informazione è un valore non contrattabile insieme – peraltro – alla scrupolosità dell’accertamento delle fonti ed a quanto altro previsto dal codice di comportamento deontologico dei giornalisti”.

GIANCARLO ALESSANDRINI, marchigiano, fumettista per la serie Martin Mystere non vuole rassegnarsi “L’iniziativa di Senigallia mi trova solidale al 100 per 100 e, se possibile, anche di più. Più passa il tempo e più mi cadono le braccia per come stanno andando le cose nel Paese. Questa del lodo Alfano, poi, è una delle peggiori vergogne che ultimamente ci stanno piovendo addosso. Sensibilizzare, sensibilizzare, sensibilizzare: solo così, forse, si riuscirà a smuovere le coscienze”.

ANDREA POMPA, ricercatore al CNR, scrive al Sigim da Milano: “La scienza sottopone a giudizio le proprie opinioni perché ama la verità, chi evita il giudizio non ama la verità ma solo le proprie opinioni".

ORIANO GIOVANNELLI (deputato Pd): “ Viviamo in un momento delicato dal punto di vista degli equilibri fra i diversi poteri costituzionali, con ripercussioni possibili, anche molto serie, su alcuni diritti che sostanziano l’essere un paese democratico. La semplificazione del quadro politico ed in particolare la riduzione molto significativa del numero dei gruppi parlamentari poteva, almeno teoricamente, rilanciare il ruolo del Parlamento nella sua funzione legislativa e di indirizzo e di controllo democratico sul potere dell’esecutivo. Invece no. Assistiamo pressoché impotenti alla reiterata violenza del Governo sul Parlamento con evidenti problemi di equilibri costituzionali. Lo stesso potere giudiziario è sempre più vittima di se stesso, della sua incapacità di autogovernarsi, di porre un fine al protagonismo mediatico dei giudici, alle sue inefficenze e parimenti è esposto alle aggressioni del Governo e del Presidente del Consiglio. E così ci troviamo ad avere contemporaneamente due problemi che convergono sulla stessa questione: un giustizia che non funziona e un premier che vuole limitarne l’autonomia. Questi problemi non sono un’altra cosa dalle vicende concrete che attraversano la vita degli italiani. Lo dico perché c’è in giro uno strano sentimento: “Ma chi se ne importa di questi dibattiti sui diritti, sulle istituzioni, finalmente c’è  uno che decide. E’ stato eletto per questo e decide”. E’ del tutto evidente che in questo contesto gli organi di informazione, i giornalisti, rischiano di essere coinvolti in provvedimenti che dai tagli all’editoria alle norme sulle intercettazioni possono debordare da obiettivi condivisibili a vere e proprie limitazioni alla libertà. Per questo, pur con la rabbia dentro per lo spettacolo indecente offerto in queste settimane dalla stampa: dalle vicende private del premier e di alcuni ministri, alla ultima incredibile aggressione a Piero Fassino, ritengo sia giusto tenere alta la guardia a difesa della libertà di informazione e del pluralismo nell’editoria e sostengo la vostra iniziativa”.


 

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