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19/07/2008 regionali

Aggredita a Senigallia la collega Sabrina Marinelli: solidarietà di Sigim, Cdr Corriere Adriatico e Ordine dei giornalisti

Ancora una giornalista aggredita insieme al suo fotografo (insultato). E' accaduto ieri, giovedì 18 luglio a Senigallia, dopo l'omicidio di una donna per mano dell'ex marito. La collega pubblicista Sabrina Marinelli, collaboratrice del Corriere Adriatico, e il fotografo che l'accompagnava, sono stati aggrediti dai familiari della vittima che hanno persino preteso di controllare il telefonino della collega per verificare se avesse scattato foto del cadavere. Ancora una volta il lavoro giornalistico diventa oggetto di ingiustificabile violenza ai danni di chi è chiamato a informare i cittadini. Il dolore dei familiari, in occasione di tragedie come quella di Senigallia, non può sfogarsi su chi sta svolgendo il proprio lavoro, come invece avviene con intollerabile frequenza, un po' in tutta Italia, da alcuni mesi a questa parte" commenta il segretario del Sigim, Giovanni Rossi. "E' poi del tutto inammissibile che una giornalista subisca perquisizioni dei propri mezzi di lavoro: il diritto di fare cronaca non può subire compressioni o intimidazioni. Alla collega Marinelli e al fotografo impegnato al suo fianco in questo delicato servizio va perciò la solidarietà del Sindacato giornalisti marchigiani". Proprio a Senigallia, sabato 26 luglio, dalle 18 alle 21, davanti alla Rotonda a Mare, Sigim e Unci manifesteranno per il diritto di cronaca "ultimamente minacciato - continua Rossi - sia dal Ddl Alfano sulle intercettazioni telefoniche sia dal ripetersi di episodi di autentica caccia al giornalista". Il Comitato di redazione del Corriere Adriatico ha espresso esprime ''solidarietà alla collega pubblicista Sabrina Marinelli che è stata aggredita, e al fotografo che è stato insultato a Senigallia''. ''Pur rispettando i sentimenti di grande dolore e di sofferenza dei coinvolti nella vicenda - si legge in un documento del Cdr - l'episodio appare inqualificabile e inammissibile perche' mira a intimidire i giornalisti che sono chiamati a svolgere semplicemente il loro lavoro: informare i cittadini verificando i fatti''. ''L'episodio - continua il documento - si configura evidentemente come una gravissima lesione della libertà di espressione, garantita dalla Costituzione, che mina la convivenza civile di una comunità locale''. Il Cdr del Corriere Adriatico ''registra con preoccupazione questo clima crescente di diffidenza e di ostilita' nei confronti di chi racconta i fatti, e invita le istituzioni alla massima tutela dei cronisti dei giornali e delle emittenti locali che hanno spesso minore difese rispetto a quelli dei mezzi di informazione nazionali''. Solidarietà a Sabrina Marinelli è stata epressa anche dall'Ordine dei giornalisti delle Marche. ''Oltre all'aggressione fisica (tanto da dover ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso) - ricorda la nota - la collega e' stata costretta a consegnare il proprio telefono cellulare che e' stato controllato dalle stesse persone che l'hanno poi pesantemente aggredita''. I cronisti che si occupano dei fatti di cronaca nera - sottolinea l'Ordine - ''svolgono un compito difficile e ingrato, ma è loro dovere cercare responsabilmente notizie su quanto è avvenuto per informare correttamente e compitamente i lettori''. I giornalisti sono consapevoli che, ''in vicende luttuose e dolorose come quella avvenuta giovedi' a Senigallia, chi è colpito direttamente da una tragedia non gradisca l'inevitabile invadenza di chi ha il compito di raccontare ciò che è avvenuto, rispettando il dovere etico della verità sostanziale dei fatti'. Ma nessuna situazione e nessuno stato d'animo - ribadisce l'Ordine - giustificano l'aggressione che resta un fatto di intolleranza e di incivilta' da condannare con fermezza e senza riserve''. Il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti delle Marche "in più occasioni ha invitato i colleghi a rispettare la dignità delle persone (sempre e comunque) e a muoversi con la necessaria discrezione, soprattutto in occasione di gravissimi episodi di cronaca come quello avvenuto giovedì in strada, a Senigallia. Solo immaginare che la cronista possa aver fotografato il cadavere della vittima sulla pietra dell'obitorio significa - rimarca l'Ordine - avere una concezione assolutamente deviata dell'informazione e del lavoro dei giornalisti. Il fatto che l'aggressione sia avvenuta dopo aver preteso di controllare il telefonino (cosa assolutamente inaccettabile) e aver preso atto dell'infondatezza dell'accusa, dimostra una preconcetta avversione nei confronti di chi cerca di informarsi responsabilmente, non certo per sciacallaggio, ma nel rispetto dell'etica professionale e dei propri lettori''.

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