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29/04/2008 regionali

Inpgi: nuovo presidente e documento programmatico

Dal 17 aprile l’Inpgi ha un nuovo presidente, si chiama Andrea Camporese, ha 39 anni, è vicecaporedattore della redazione veneziana della Tgr, era entrato nell’ultimo Consiglio generale Inpgi con il ruolo di vicepresidente Casagit, con delega del presidente.

Camporese aveva già cominciato a farsi conoscere dai colleghi proprio per l’impulso dato al rilancio Casagit negli ultimi tempi. La sua elezione è un segno molto importante, perché Camporese è in grado forse più di altri di stabilire, nella gestione dell’Istituto, una linea di continuità con i tre mandati di Gabriele Cescutti, al quale tutta la categoria ha riconosciuto, ringraziandolo, una gestione attenta e rigorosa che ha consentito, in dieci anni, di far uscire l’Inpgi dalle secche della crisi e dal rischio di assorbimento nell’Inps.

Approfitto di questa comunicazione per ringraziare i colleghi marchigiani che, con il voto, hanno deciso di confermarmi la loro fiducia.

In questi anni, nelle Marche, molto è stato fatto, soprattutto in materia di Inpgi2, che rimane  il “quadro” più critico, perché ancora sfugge il principio secondo cui la contribuzione Inpgi non è una tassa, ma lo strumento per costruirsi una posizione previdenziale per il futuro. Altro problema, che investe il sindacato, è la possibilità di costruirsi una posizione previdenziale con le modeste retribuzioni dei giornali locali. All’Inpgi, tuttavia, è chiesto di creare le condizioni tecniche affinché con una collaborazione si possa alla fine della carriera maturare una pensione, e questa logica ha portato, nel 1996 alla nascita della gestione previdenziale separata Inpgi (Inpgi2).

Ogni nuovo collega, all’atto dell’iscrizione all’Ordine, riceve una lettera dell’Inpgi-Marche in cui si segnala l’obbligo, per legge, di adesione all’Inpgi2. A quest’obbligo, tuttavia, molti colleghi si sottraggono, come si nota dalla non alta percentuale di iscritti all’Inpgi2 rispetto agli iscritti all’Ordine. Se ne deduce che c’è un’alta percentuale di “evasione” contributiva, oppure che il dato relativo alle iscrizioni all’Ordine non rispecchia fedelmente la vita della professione, cioè molti iscritti non percepiscono retribuzioni per il proprio lavoro o non lavorano affatto. Questa è una riflessione che andrà presentata al ricostituendo Coordinamento regionale degli enti di categoria nelle Marche. Comunque il dato delle iscrizioni all’Inpgi2 nelle Marche è significativamente cresciuto negli ultimi anni, grazie a un paziente lavoro che ha visto impegnati insieme Inpgi e sindacato, a ogni livello (in particolare cdr e fiduciari). Molto, tuttavia, deve ancora essere fatto e il contatto continuo con i colleghi e le redazioni resta il primo impegno per il fiduciario.

Cresce, inoltre, il numero dei colleghi dipendenti che si avvicina all’età pensionabile e che desiderano conoscere la propria posizione contributiva. A questo proposito è importante ricordare che:
· ogni collega ha la possibilità di controllare costantemente la propria posizione attraverso il sito Inpgi, al quale può accedere in ogni momento con le credenziali che ha ricevuto dal competente ufficio centrale. Chi non ritrovasse le proprie credenziali (è successo, ad esempio, in occasione delle elezioni) può richiederle nuovamente
· ogni collega che lo desideri può chiedere la verifica delle condizioni della pensionabilità, mettendosi in contatto, attraverso la segreteria di Inpgi Marche (inpgimarche@sigim.it) con il competente ufficio centrale contributi. E’ un servizio al quale molti colleghi accedono con frequenza, ma di cui non tutti sono a conoscenza.

Nei mesi di dicembre e gennaio il fiduciario si è recato in tutte le redazioni dei quotidiani nel territorio regionale, verificando, soprattutto nei giovani colleghi e nei collaboratori, una grande necessità di informazioni sulla vita dell’Istituto, e sui servizi offerti. Le informative scritte sono continue, questi servizi sono a disposizione di tutti permanentemente sul sito Inpgi (www.inpgi.it), tuttavia niente sembra poter sostituire il contatto personale con i colleghi.

L’Ufficio Inpgi Marche quindi provvederà a rendere periodicamente continua la possibilità di contatto diretto anche per i colleghi che vivono o lavorano nelle sedi periferiche dei giornali, estendendo questa possibilità anche agli uffici stampa e alle sedi delle radio e televisioni, secondo un calendario che verrà reso noto. Ciò non toglie alla possibilità che i colleghi hanno di contattare direttamente l’Ufficio di corrispondenza e di richiedere anche riunioni apposite e specifiche nel territorio.

Nei prossimi giorni verrà anche diffusa e inviata una casistica relativa ai problemi e quesiti più interessanti emersi durante l’ultima serie di visite alle redazioni.

Un caro saluto, unito all’augurio di buon lavoro

 

Il fiduciario Marche
Vincenzo Varagona
vincenzo.varagona@sigim.it  

 

 

DOCUMENTO PROGRAMMATICO

Un Istituto autonomo, autorevole, rigoroso, al servizio dei colleghi e delle aziende editoriali che rispettano le leggi sul lavoro ed i contratti. Il quadriennio di gestione dell’Inpgi che sta per iniziare si fonda su basi solide, su ottimi risultati che vanno mantenuti e incrementati sia sul piano della redditività che su quello dell’efficienza dei servizi.
Il parere del Consiglio di Stato - intervenuto nell’aprile 2007 a sdoganare la riforma previdenziale approvata dall’Istituto 18 mesi prima -  rappresenta una pietra angolare per il futuro governo dell’Istituto. Quel risultato ha messo infatti un punto fermo sul diritto che ha l’Inpgi di prendere decisioni efficaci e rapide a tutela del patrimonio dei giornalisti italiani.
Ad avvalorare ulteriormente la qualità delle recenti gestioni restano i numeri: quasi 110 milioni di euro di avanzo nel bilancio 2007, una riserva che ammonta a 1.485 miliardi, un patrimonio immobiliare che ha reso il 2,71% al netto delle spese di gestione, fruttando oltre 18 milioni di euro in un anno.
Si può serenamente affermare che oggi l’Istituto è solido e che soddisfa ampiamente i requisiti della legge sulla privatizzazione.
Il segno della continuità non può che essere il filo conduttore nell’articolazione dei vari campi di intervento.

 

 

La sfida del futuro
Ma nell’ambito previdenziale oltre alla situazione del presente va posta grande attenzione anche alle proiezioni attuariali riguardanti il futuro. Presto sarà disponibile al riguardo un nuovo bilancio tecnico, ma già oggi esistono segnali di preoccupazione. Più di tre anni senza rinnovo del contratto nazionale di lavoro gravano infatti oltre che sulle condizioni economiche della categoria, anche sui bilanci dell’Inpgi. Una realtà che oggi è ampiamente sotto controllo ma che, permanendo il mancato rinnovo, avrebbe inevitabilmente negativi effetti nel lontano futuro.
Se ciò dovesse accadere il Cda che sarà eletto dovrà assumere ( e non mancherebbero le sollecitazioni dei Ministeri vigilanti) le più opportune misure. Tra queste si potrà prendere in considerazione, nel caso le prospettive del bilancio tecnico registrassero un trend di negatività strutturale, anche l’aumento delle aliquote contributive a carico delle aziende, le quali oggi hanno per i giornalisti un onere inferiore di ben 7,32 punti percentuali rispetto ad un dipendente non giornalista.
La sinergia con il Sindacato Unitario dei Giornalisti Italiani, a partire da queste premesse, deve essere forte e costante.

 


Il quadro del mercato del lavoro
L’estendersi del lavoro precario rappresenta una realtà alla quale non sfuggono i giornalisti. I contratti a termine, che riguardano centinaia di colleghi in costante altalena fra occupazione e disoccupazione, rappresentano anche per la nostra categoria un fenomeno in continua crescita di anno in anno. Anche nel 2007 l’aumento del “tempo determinato” ha interessato 1.862 contratti, con una lievitazione del 9,27% contro il 2,61% dei rapporti di lavoro stabili.
E’ fondamentale a questo riguardo che l’Istituto proceda in stretta collaborazione con la Fnsi e con tutti gli Enti di categoria, sollecitando al Governo misure incisive per la stabilizzazione dei precari, ed adottando ancora – come peraltro è già stato fatto in più occasioni – interventi autonomi dell’Ente per favorire l’interesse economico da parte delle aziende all’assunzione a tempo indeterminato di chi è in stato di incertezza occupazionale.

 


Il peso improprio dei prepensionamenti
Di recente il Cda dell’Inpgi ha affrontato la questione dell’onere derivante dalla legge 416/81. E lo ha fatto ribadendo la necessità che anche i giornalisti, come altre categorie, possano contare su un adeguato paracadute sociale nel caso di vera crisi dell’azienda dalla quale dipendono.
E’ stata posta tuttavia la domanda se davvero l’Inpgi privatizzato debba continuare a dover dimostrare di sapersi reggere autonomamente sulle proprie gambe, senza sovvenzioni dello Stato, facendo contemporaneamente fronte ad una spesa impropria che è di oltre 9 milioni di euro annui.
La risposta è giunta attraverso un parere pro veritate richiesto al prof. Antonio Baldassarre, Presidente emerito della Corte Costituzionale, il quale ha sottolineato la irragionevolezza della norma e la palese discriminazione nei confronti dell’Inpgi rispetto all’Inps, che per la stessa funzione addossa l’intero onere al bilancio dello Stato.
Questo è lo strumento che gli amministratori dell’Inpgi affidano a coloro che saranno eletti nel nuovo Cda, affinché al primo decreto di stato di crisi sia presentato un ricorso al Tar, ponendo al riguardo della legge 416/81 la questione di legittimità in relazione all’articolo 3 della Costituzione.
La delicata materia degli stati di crisi delle aziende editoriali, per i riflessi rilevanti che comporta nella gestione degli enti di categoria, potrà essere oggetto di una convinta azione verso le Istituzioni in stretto rapporto con la Fnsi.

 


Ispezioni: le regole vanno rispettate
In questi anni l’attività dell’Ufficio Ispettivo è stata costante ed efficace. Non si tratta di un atteggiamento punitivo nei confronti delle aziende, ma semplicemente del rispetto del dovere nell’applicazione delle leggi vigenti.  Il Servizio ispettivo e quello legale, entrambi rafforzati nelle loro funzioni, hanno contribuito a recuperare ingenti somme relative a contributi omessi od evasi. Ancora molto si può fare in difesa dei colleghi precari o disoccupati e per contrastare il lavoro nero, in un’azione intransigente che sia a tutela, oltre che dei lavoratori, anche di quelle aziende che rispettano le leggi ed i contratti e che hanno quindi il diritto di non subire una impropria concorrenza da parte di chi invece quelle leggi e quei contratti non osserva.
Le centinaia di rapporti di lavoro non regolari rilevati, le decine di ispezioni effettuate e le ingenti somme di contributi non versati e di sanzioni evidenziate dai verbali, costituiscono un dato di fatto di norma confermato nelle aule dei tribunali con sentenze favorevoli all’Istituto (oltre l’80% nel solo 2007). Ma i fenomeni di elusione ed evasione contributiva non sono regrediti negli anni e andranno monitorati con le maggiori forze disponibili.
L’efficienza e l’efficacia dell’Ufficio Legale rappresentano per l’Istituto un baluardo di autonomia, una fonte autorevole di consulenza per affrontare le vertenze giudiziarie e per essere protagonisti nell’interlocuzione con i Ministeri su tutte le materie che attraversano gli interessi della categoria e del mondo editoriale. 

 


Il patrimonio mobiliare
L’Inpgi si è dotato recentemente di una professionalità interna per curare in particolare gli investimenti mobiliari, e con lo scopo quindi di massimizzare la rendita del denaro di tutti. Si tratta di una decisione al passo con i tempi che tutela i giornalisti rispetto ad un mercato sempre più sottoposto a turbolenze e cali improvvisi.
Tale scelta, nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato i mercati azionari internazionali a partire dal secondo semestre del 2007, ha concorso ad ottenere a fine anno un rendimento netto contabile del 3,69 per cento ed un risultato netto economico in bilancio di 19,6 milioni, con un valore di bilancio del portafoglio pari a 582 milioni. Si tratta di un risultato che può essere considerato più che soddisfacente, tenendo presente il basso profilo di rischio: 70% obbligazionario, 30% azionario.
Occorre perseguire ulteriormente scelte di efficiente allocazione che, tenendo presenti i criteri di cautela e prudenza ai quali siamo convintamene vincolati, ci consentano di ottenere rendimenti alti e il più possibile costanti nel tempo.
In questo solco sarà necessario si sviluppi e si rafforzi l’azione futura. Cautela negli investimenti, diversificazione delle tipologie, accrescimento delle professionalità interne al fine di un rapporto dialettico e di un controllo costante dei Gestori cui l’Istituto si affida, rappresenteranno la carta vincente per continuare ad ottenere, anche in momenti difficili, risultati positivi per rafforzare i bilanci dell’Ente.

 


Il patrimonio immobiliare
Negli ultimi anni l’Istituto ha concentrato i propri acquisti su immobili di pregio che garantiscono un reddito adeguato. E’ proprio in questa direzione, in presenza di un mercato che negli ultimi mesi ha evidenziato difficoltà non irrilevanti, che si debbono intensificare gli sforzi. I nuovi acquisti dovranno continuare ad essere orientati in quella fascia di pregio, specie nei centri storici, che ha dimostrato di non temere le oscillazioni di valore.
Quanto alle richieste di vendita degli immobili abitativi, reiterate anche recentemente da alcuni inquilini, va rilevato che anche negli scorsi mesi sono stati posti in vendita alcuni immobili i quali rappresentavano un onere per l’Ente, a causa della lontananza dalla sede centrale o per la scarsa domanda di cui erano oggetto. Su questo versante si potrà continuare nel futuro. Puntando all’ottimizzazione del patrimonio.
Rispetto al costo degli affitti, in relazione all’andamento medio di mercato, va sottolineato che l’Istituto ha già messo in atto una calmierazione aderendo, nella fase dei rinnovi,  unico Ente privatizzato, ai contratti agevolati discussi con i sindacati degli inquilini. Questa scelta ha permesso di usufruire di una convenienza fiscale prevista dalla legge, realizzando così una giusta solidarietà nei confronti dei colleghi senza danneggiare i rendimenti del patrimonio a vantaggio dell’intero corpo degli iscritti.
Ma la gran parte del patrimonio non soffre di questi aspetti negativi, e va quindi preservato con cura e attenzione poiché costituisce una parte importante delle riserve finanziarie dell’Istituto.
La filosofia di fondo resta centrale: il patrimonio immobiliare appartiene a tutti i giornalisti italiani e in quanto tale va fatto fruttare, senza inseguire eccessivamente il mercato, ma garantendo allo stesso tempo rendite che rappresentano un valore comune.
Sarà anche necessario riprendere l’analisi delle opportunità offerte da nuovi strumenti di gestione immobiliare come strumento di investimento per l’acquisizione di immobili di pregio, nonché come mezzo di gestione e di valorizzazione del patrimonio esistente.
Ferma restando, a questo riguardo, la necessità di uno studio attento che valuti oltre agli aspetti positivi anche le possibili difficoltà che potrebbero emergere, sembrano innegabili i vantaggi che deriverebbero da tale scelta.
La delicatezza della materia impone di affidare ogni approfondimento ai futuri Organi Statutari dell’Inpgi. Fin da ora si può sottolineare che qualsiasi determinazione si andrà ad assumere non potrà prescindere dalla potestà diretta dell’Istituto sul proprio patrimonio, sia in termini di rendita che di gestione.

 


Il valore della professionalità dei dipendenti
Il patrimonio di professionalità interne all’Istituto è un fatto ormai largamente riconosciuto. Nella pur inevitabile crescita professionale attesa, va riconosciuto uno sforzo non indifferente nel dare risposte tempestive e precise a tutti i colleghi. Il Personale dell’Inpgi ha saputo infatti affrontare in questi anni un difficile e complesso cambiamento promuovendo con generale disponibilità le innovazioni rese necessarie dal passaggio dell’Istituto da Ente pubblico a Ente privatizzato. Si è trattato di uno sforzo che ha prodotto ottimi risultati sottolineando la professionalità di coloro che operano nell’Inpgi. Questa realtà rappresenta un patrimonio anche per il futuro. Occorre valorizzare le risorse interne e garantire una maggiore efficienza dell’Istituto.

 


La crescita di Inpgi 2
Lo scorso anno la Gestione Separata per il lavoro autonomo è stata oggetto di un confronto, durato vari mesi, al Ministero del lavoro con la partecipazione di Fnsi, Fieg ed Inpgi.
Un ottimo risultato già oggetto di specifica legge (la 247/07) è stato raggiunto per i lavoratori parasubordinati, o co.co.co., le cui aliquote contributive saranno gradualmente elevate in quattro anni al 26,72%, e soprattutto ripartite per due terzi a carico del committente e per un terzo a carico del giornalista.
Ora per concludere l’intero “pacchetto” sarà necessario sollecitare il Governo a dar corpo all’assicurazione, fornita alla Fieg, di esonero contributivo dell’1% per ogni dipendente.
Resta invece ancora tutta da risolvere la questione del cosiddetto “lavoro occasionale”, per il quale l’accordo firmato al Ministero prevede le stesse aliquote maggiorate (e la stessa ripartizione) convenute per i co.co.co. Ma per dar corpo a quell’accordo occorre una legge che non è stata finora emanata. Come sarà necessario un provvedimento legislativo per consentire all’Inpgi di esonerare dall’obbligo dei versamenti previdenziali i redditi fino a 5.000 euro l’anno.
Al Comitato amministratore, assieme al Cda, è affidato quindi il non facile compito di concludere positivamente questa rilevante partita.

 


Pensioni e aliquote perequative
Qualsiasi pensionato di questo Paese dal momento in cui accede al vitalizio comincia, anno dopo anno, a vedere diminuire la sua rendita: per effetto di una percentuale perequativa fissata per legge che compensa in maniera del tutto insufficiente la perdita di valore subìta dalla moneta a causa dell’inflazione.
I giornalisti pensionati dell’Inpgi non fanno ovviamente eccezione. Ma l’Istituto, pur se privatizzato dal ’94, è obbligato ad uniformarsi alla regola generale: ad adottare cioè alla fine di ogni anno la insufficiente percentuale di rivalutazione fissata per legge. Qualsiasi diversa decisione sarebbe pesantemente sanzionata. 
Tale realtà non può che essere affrontata a livello generale, affinché Governo e Parlamento intervengano con provvedimenti di sconto fiscale o rivedendo le aliquote perequative.
Ma gli Enti di categoria, con il decisivo concorso della Fnsi potrebbero accordarsi per riprendere una proposta discussa qualche tempo fa, per affrontare il problema attraverso la costituzione di un fondo specifico di categoria, al quale ricorrere per integrare l’insufficiente perequazione determinata dalla legge generale. E ciò sull’esempio di un fondo di solidarietà che già esiste nell’ambito della Fnsi e che è alimentato mensilmente da un afflusso economico derivante da un accordo  sindacale stipulato molti anni fa.
Se esistesse la volontà di procedere su questa strada il momento (la ripresa delle trattative fra Fnsi e Fieg) appare il più adatto. L’Inpgi per la sua parte non mancherà di dare tutto l’appoggio necessario.

 


Per una gestione condivisa
Va riconosciuto il grande lavoro fatto dal gruppo dirigente uscente dell’Istituto i cui risultati positivi sono anche frutto della gestione unitaria degli ultimi anni.
Il rafforzamento della condizione economica e finanziaria, dalla quale consegue la stabilità dei bilanci, è elemento indispensabile perché l’Istituto possa mantenere la privatizzazione della propria previdenza, pur sottoposta al controllo dei Ministeri del Lavoro e dell’Economia.
Nessun contrasto tra colleghi può mettere a rischio questo corollario. L’Inpgi è e resterà la casa di tutti i giornalisti italiani, ogni sforzo deve essere compiuto per condividere le scelte nella maniera più ampia possibile, senza derogare alla responsabilità di governo che il Consiglio Generale deciderà di affidare. L’ascolto, il confronto con tutti gli eletti, la valorizzazione del prezioso lavoro delle Commissioni, non debbono mai essere abbandonati.
Da tempo questa strada è stata imboccata, da tempo il confronto è stato sviluppato nel merito e non  in un campo sterilmente ideologico. Se vanno rispettate le storie e le derivazioni di ognuno, si può pensare che la specificità possa creare coesione e valore, nell’interesse di tutti.


Roma, 8 aprile 2008

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