REPLICA DI MARCHE 2010
Questa proprio ci mancava: Autonomia e Solidarietà Marche, in uno slancio di generosità, chiama a raccolta i colleghi in un'assemblea aperta, da tenersi dopo il Congresso ma prima dell'insediamento (sin qui negato) del nuovo Direttivo regionale (http://www.sigim.it/aprinews.aspx?id_news=109). Strano modo di procedere questo continuo rifarsi al popolo - ci ricorda qualcuno - mentre si annuncia il giudizio di un tribunale civile.
Non si è mai visto al mondo ragionare sotto ricatto. E qui mentre da un lato si cerca consenso con fare apparentemente morbido e felpato (dimenticandosi gli insulti rovesciati sugli avversari fino a poche ore prima), dall'altro si annuncia l'imminente verdetto di un giudice e si minaccia il ricorso ai probiviri per indefinite pressioni elettorali (evidentemente i potenti apparati dei nostri avversari avranno prove sicure da esibire). Attenti, però. Perché minacciare è un'arma pericolosa.
La partita elettorale al Sigim si è giocata con le regole che lo statuto prevede da anni. Regole che gli eletti di Autonomia e Solidarietà avrebbero dovuto conoscere a menadito essendo stati tutti ma proprio tutti - Giacomini, Varagona, Severini, Sinibaldi - segretari o vicesegretari del Sigim per lunghissimi anni. Troppi, forse, se in soli due mesi si sono giocati la maggioranza dei seggi. Qual è la ragione di questo strano esito? Evidentemente la categoria non era così soddisfatta.
Basta anche con questa storia delle doppie liste collaboratori: abbiamo spiegato perché abbiamo proceduto così. E comunque, se di lista collaboratori ne avessimo presentata una sola, avremmo comunque avuto vittoria piena (e 5 seggi globali). Di questo dato politico vogliamo prendere atto? O no?
La Commissione elettorale del Sigim è stata nominata dall'assemblea regionale accogliendo la stessa delibera presa dal Direttivo per le elezioni dei delegati al Congresso. E il Direttivo (per i suoi otto noni) era controllato dagli attuali esponenti di Autonomia e Solidarietà Marche. Ora non è più così (sta 5-4 per noi) e fare riferimento ai voti totali ottenuti, dimenticandosi che ai fini dell'attribuzione delle cariche contano solo i seggi, è una fuga dalla realtà che sta diventando patetica e ossessiva mentre il risultato elettorale è di una chiarezza lampante - e la governabilità del Sigim certamente assicurata.
Possiamo disquisire giuridicamente - per ore - se il nostro statuto, certo più snello di quello federale, sia o meno adatto a gestire contrapposizioni elettorali così forti come quella che si è creata. Ma di sicuro nessuno potrà accusare Marche 2010 di essersi inventata nuove regole: in assenza di specifica prassi regionale, o di linee guida comunicate dalla Commissione, nessuno di Autonomia e Solidarietà può sostenere che le liste del movimento Marche 2010 abbiano violato lo statuto. Quello del Sigim prevede sei condizioni per la presentazione delle liste e sono state tutte soddisfatte.
Essendo quindi la materia elettorale perfettamente normata da un dispositivo sovrano è contro ogni principio del diritto che Autonomia e Solidarietà accusi oggi la Commissione elettorale (tutti colleghi, esattamente come noi) di non aver fatto riferimento allo statuto federale. Cosa che neppure i vertici della Fnsi hanno in realtà mai consigliato.
Noi non abbiamo paura. Andremo avanti per la nostra strada. Perché l'attacco qui non è politico: è culturale. Pesare i voti e non contare i seggi. Dire quale è il bon ton del saggio giornalista marchigiano. Consigliare, mediare, smussare, condividere sempre e comunque - a prescindere. Perché il pericolo è chiaro: se si dimostra che un altro Sigim è possibile, senza papocchi e procedendo spediti, addio caro passato. E allora il futuro non sarebbe più dei soliti noti che, per questo e solo per questo, oggi sono così preoccupati.
MARCHE 2010