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20/11/2007 regionali

MARCHE 2010

LE SCONCERTANTI affermazioni del segretario uscente del Sigim, Giovanni Giacomini,  trasmesse al sito www.fnsi.it e riportate nell’home page all’indirizzo http://www.fnsi.it/Default.asp?key=7231&SINGA=S a proposito dei nostri rilievi sulle modalità di convocazione della prima riunione del nuovo Direttivo (impropriamente procrastinata a dopo il Congresso), rappresentano un evidente segnale di intolleranza e la spia di una chiara mancanza di etica sindacale.

 

Definire Marche 2010 “pseudo movimento sindacale” è oltremodo offensivo. Lo è nei confronti di coloro che hanno offerto la disponibilità a candidarsi. Lo è nei confronti degli eletti. Lo è nei confronti dei colleghi che nell’urna ci hanno scelto e premiati come maggioranza del Sigim. La legittimazione di una sigla sindacale deriva da serietà dei candidati, validità dei programmi e consenso degli elettori. E a noi non manca nulla. Non c'è niente di misterioso nelle nostre linee guida, come tenta maldestramente di far credere il segretario uscente. A tutti gli iscritti, collettivamente o individualmente, in modo personale o via internet, abbiamo fatto conoscere le nostre idee e le nostre proposte. Una scelta operativa voluta in nome di quella trasparenza che è e rimane uno dei caratteri irrinunciabili della nostra formazione.

 

Durante le elezioni per ben due volte la Commissione elettorale del Sigim ha certificato la rispondenza del nostro comportamento alle previsioni statutarie. Il segretario uscente non può quindi offenderci gratuitamente: non abbiamo violato il nostro Statuto (l'unico sovrano nelle elezioni del Sigim), accusa che invece Giovanni Giacomini - stavolta da solo e non più accompagnato da tutta la sua squadra - ripete ossessivamente annunciando dal sito Fnsi che nei prossimi giorni il Tribunale di Ancona si pronuncerà su un nuovo ricorso elettorale. Un segretario, tuttora legale rappresentante del Sigim, che si assume la responsabilità politica di trascinare in tribunale il suo stesso sindacato. Giudicate voi. Noi ne prendiamo atto con dispiacere, che crediamo possa essere condiviso da molti, al di là delle preferenze espresse. Affidare i destini del nostro sindacato a un iter giudiziario presumibilmente tortuoso, fatto di inevitabili batti e ribatti, non ci pare una scelta brillante.

 

Infine, la volgarità dei giudizi che sul sito federale Giacomini dà a proposito del futuro comportamento che Giovanni Rossi, delegato di Marche 2010, terrà al Congresso della Fnsi (“l’impressione è che il suo voto sia in vendita a chi sappia appagare la sua avidità, la sua arroganza e la sua ambizione cieca e sfrenata”), qualifica in maniera inequivocabile solo il livello di chi si esprime in questi termini e di quanti condividono questo modo personalistico e non sindacale di affrontare la realtà. Queste (come altre precedenti) sono affermazioni passibili di querela. Ignorare le provocazioni e lavorare seriamente ci sembrava la soluzione più utile per la categoria, ora però la pazienza è esaurita.

 

Negli ultimi 50 giorni (il nostro primo comunicato risale all’1 ottobre) noi di MARCHE 2010 abbiamo cercato di portare avanti una comunicazione coi colleghi vivace ma al tempo stesso sobria. Abbiamo inviato in media una mail per settimana (1 ottobre, 12 ottobre, 21 ottobre, 23 ottobre, 7 novembre, 15 novembre) utilizzando argomenti pregnanti e talvolta aspri, ma sempre intensamente sindacali, senza mai cedere alla tentazione di attacchi volgari e personali come invece i nostri "concorrenti" di Autonomia e Solidarietà hanno fatto (e a chi ce lo domandi offriremo un puntuale report).

 

Dopo la vittoria abbiamo offerto la disponibilità a condividere percorsi di lavoro, in cambio abbiamo ricevuto insulti e la tassativa richiesta di non esprimere il nuovo segretario. Come se gli elettori non si fossero pronunciati. Come se i seggi non fossero 5-4 a nostro favore. Come se tutto dovesse restare per forza com'era: come se le elezioni non ci fossero mai state e in questi due mesi si fosse scherzato.

 

Noi chiediamo solo di cominciare a lavorare, nell’interesse di tutti. Invece, a quanto pare, dovremo aspettare ancora. Questo non ci piace, ma non dipende da noi. Gli appelli alla responsabilità vanno indirizzati altrove. A chi ha perso le elezioni e non se ne fa una ragione. Di solito chi perde si interroga sul perché e si mette a lavorare meglio, senza cercare alibi. Non sembra che nelle fila di Autonomia e Solidarietà Marche sia radicata questa buona abitudine.

 

IL MOVIMENTO MARCHE 2010 CON TUTTI I SUOI CANDIDATI

 

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